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Sabato 17 novembre è la Giornata mondiale del bambino prematuro e la Sin, Società italiana di neonatologia, evidenzia che al progresso scientifico deve corrispondere una maggiore responsabilità sociale in tema di prevenzione, procreazione e assistenza sanitaria.
Neonati fragili
Oggi, l’attenzione dei neonatologi è particolarmente rivolta ai nati pretermine (prima delle 28 settimane). Si tratta di neonati molto fragili, che hanno bisogno di cure intensive specifiche che ne garantiscano la sopravvivenza e riducano patologie e disabilità permanenti. Infatti, all’aumento di nascite pretermine si associa un aumento di disabilità, come quelle respiratorie, neurosensoriali, comportamentali, più o meno gravi. In più c’è il problema dei costi delle cure: per ogni prematuro sopravvissuto, i costi oscillano tra i 100 e i 300 mila euro a seconda della patologia che presentano, cui vanno poi aggiunti i costi per le eventuali complicanze a distanza che possono verificarsi (riabilitazione, sostegno scolastico ed eventuale terapia dell’handicap).
40 mila neonati prematuri l’anno
“Ogni anno in Italia 40 mila neonati (6,9% dei nati vivi) nascono pretermine, prima cioè della 37ª settimana di gestazione – sottolinea Costantino Romagnoli, presidente della Sin -. La maggior parte nasce dopo la 32ª settimana. La mortalità neonatale dei pretermine è di poco superiore al 10%, ma la quota principale è rappresentata dai neonati pretermine con età gestazionale inferiore alle 30 settimane. I sopravvissuti sono spesso gravati da disabilità più o meno gravi, inversamente proporzionali all’età gestazionale. Si tratta di un fenomeno in crescita, diventato un problema di salute pubblica, che deve essere considerato in termini di prevenzione, cura e assistenza e che induce a riflettere sull’inizio vita in modo sempre più responsabile”.
Diversi fattori
L’aumento della prematurità è dovuto a diversi fattori: ipertensione, diabete e infezioni in gravidanza, gravidanze a rischio, età della gestante. A giocare un ruolo determinante c’è anche l’assenza di prevenzione, il ricorso alla procreazione medicalmente assistita e gli stili di vita scorretti (alcolismo, tabagismo, uso di droghe).
Combattere anche con la prevenzione
“La medicina – continua il presidente della Sin – è in grado di prevenire in molti casi i parti pretermine, ma educare alla prevenzione è determinante per difendere la qualità della vita e ridurre i costi della spesa sanitaria”. La Sin, nel 2010, ha contribuito alla realizzazione del “Manifesto dei diritti del bambino nato prematuro” promosso dall’associazione Vivere onlus. “Stiamo lavorando – prosegue il professor Romagnoli – per rendere la totalità dei punti nascita italiani, e le annesse Unità di terapia intensiva neonatale, non solo a misura di bambino ma anche a misura di famiglia, favorendo la vicinanza dei genitori ai loro piccoli 24 ore su 24, utilizzando tutti gli strumenti come il rooming in, sognando la realizzazione delle Family Room. I neogenitori devono essere coinvolti e supportati a prendersi cura, insieme ai medici, del neonato già all’interno dell’ospedale e fino all’età di 6-8 anni, con l’intervento del pediatra di famiglia”.