Talvolta capita di osservare in alcune bambine una manifestazione strana: le zone mammarie si “gonfiano” e le areole si delineano bene e tendono a protrudere, cioè a sporgere in fuori. Si tratta di un segno di “iperestrogenizzazione”, cioè di stimolazione anomala dei tessuti sensibili (come la ghiandola mammaria) da parte degli ormoni caratterizzanti il sesso femminile, ossia gli estrogeni. Le cause possono essere principalmente due: una produzione esagerata e intempestiva di estrogeni da parte del-l’organismo della bambina (evenienza comunque molto rara) oppure l’assunzione di tali ormoni attraverso l’alimentazione.
Che cosa fare
Spetta al pediatra valutare il singolo caso e decidere se far eseguire esami di controllo, ma uno dei primi provvedimenti intrapresi è la riduzione della quantità di carne assunta dalla bambina: grazie ai controlli effettuati è molto improbabile il rischio di una contaminazione di ormoni (il cui uso è vietato negli allevamenti italiani) delle carni, mentre è più plausibile che sia in gioco una maggiore sensibilità soggettiva nei confronti di quelle sostanze. In genere è sufficiente modificare le abitudini alimentari per risolvere il problema.
L’ernia inguinale
Ernia significa protuberanza di un organo interno: nel caso dell’ernia inguinale l’organo interessato è l’intestino che, grazie alla sua attività contrattile e alla sua elasticità, riesce a spingersi in tutti gli spazi disponibili nell’addome. Tra questi vi è il canale inguinale, un condotto attraverso cui passano i vasi sanguigni diretti al testicolo nel maschietto e, nella femminuccia, una struttura che si trasformerà in un legamento dell’utero. Se l’estremità superiore del canale inguinale è cedevole, è facile che una parte dell’intestino possa passare al suo interno, spingendosi fino al testicolo nel maschietto o in prossimità delle grandi labbra nella femminuccia. Ecco perché l’ernia inguinale si riconosce a seguito di un rigonfiamento sospetto in queste zone. Nella maggioranza dei casi l’ernia è presente solo in un lato, ma può presentarsi da entrambi i lati (bilaterale).
Che cosa fare
L’ernia inguinale deve essere operata al più presto, in quanto l’ansa intestinale può andare facilmente incontro a strozzamento (può cioè succedere che la parte di intestino fuoriuscita dalla sua sede non riesca più a rientrarvi) e quindi a sofferenza.
Le ragadi anali
Nel piccolo si possono manifestare le ragadi anali, spaccature della mucosa (il tessuto di rivestimento interno) dell’ano: il loro aspetto è simile a taglietti, talvolta rigati di sangue. La causa principale è la stitichezza: la conseguenza è una sensazione di dolore che porta il piccolo a evitare di scaricarsi, aggravando la situazione.
Che cosa fare
Le ragadi devono essere affrontate con un duplice approccio: da un lato, con un’alimentazione adeguata o, in alternativa, con l’impiego di particolari fibre, come il lattulosio, che fanno trattenere più acqua nelle feci, ammorbidendole; dall’altro, con una crema da applicare localmente (vanno bene i preparati all’ossido di zinco impiegati per il cambio del pannolino), per prevenire ulteriori irritazioni della mucosa anale.
Altri denti
L’eruzione dei primi dentini non avviene con gli stessi tempi in tutti i bambini. Quello che però non cambia, di norma, è l’ordine con cui spuntano i dentini. Se, quindi, i primi a comparire sono stati, tra i 6 e gli 8 mesi, gli incisivi centrali inferiori, tra i 7 e i 9 mesi spuntano, di solito, anche gli incisivi centrali superiori. Tra gli 8 e i 10 mesi, poi, spuntano anche gli incisivi laterali superiori. La comparsa dei primi dentini può essere accompagnata da piccoli fastidi, tra cui soprattutto l’infiammazione delle gengive che, sotto la spinta del dentino che erompe, diventano dure e dolenti.
Che cosa fare
In questa fase, il piccolo per istinto porta gli oggetti alla bocca e cerca di morderli. Per alleviare il fastidio al piccolo, gli si possono offrire gli appositi anelli refrigeranti da mordere: essendo freddi (vanno messi in frigorifero o in freezer), svolgono, infatti, una blanda azione anestetica, che dona subito sollievo. Inoltre, mordendoli, il bambino esercita un benefico massaggio sulle gengive irritate. In alternativa, dietro consiglio del pediatra, si può dare un antinfiammatorio per bocca.