Spuntano i primi dentini
L’eruzione dei denti decidui, cioè da latte, avviene in un lasso di tempo abbastanza ampio, che va dai sei ai trenta mesi di vita del bimbo. In particolare, tra il sesto e l’ottavo mese di vita spuntano gli incisivi centrali inferiori. In molti bambini, dopo la comparsa del primo dentino, nelle gengive cominciano a delinearsi già le “tracce” dei dentini successivi, di cui si notano vagamente la sede e la forma. L’assenza di dentini, comunque, non costituisce un limite al consumo dei cibi solidi, in quanto il bambino riesce ugualmente a masticarli. A sette mesi, inoltre, l’uso del cucchiaino dovrebbe essere ormai acquisito, al punto che i piccoli più intraprendenti possono già mostrare i primi grossolani tentativi di portarselo alla bocca non come semplice oggetto, ma con la consapevolezza della sua precisa funzione di “trasportatore” di cibo.
Mal d’orecchio
Il mal d’orecchio è spesso un dolore a insorgenza improvvisa e di forte entità, al punto che il bambino fa fatica a deglutire e non riesce a riposare in maniera tranquilla. Il sospetto del disturbo è suggerito da un pianto acuto e insistente, che si accentua nella posizione sdraiata o durante l’alimentazione (in particolare con la deglutizione). Una manovra semplice per verificare se il bambino ha mal d’orecchio è innanzitutto distrarlo (con un giocattolo o parlandogli) per poi esercitare una pressione decisa, per un secondo, sul trago (la sporgenza che copre parzialmente il condotto uditivo esterno). In presenza di mal d’orecchio il bambino mostrerà una reazione immediata di allontanamento o di sussulto.
Che cosa fare
Le prime cure sono a base di gocce anestetiche o associazioni di più componenti (per bocca o in supposta), per controllare il dolore o la febbre. Leggere il foglietto illustrativo prima di dare al bimbo altri farmaci, per evitare il sovradosaggio di alcuni principi attivi, come il paracetamolo. Se il dolore non passa, contattare il pediatra perché potrebbe trattarsi di otite, un’infiammazione delle orecchie. Nell’attesa, occorre però evitare di dare subito antibiotici, soprattutto se già disponibili in casa.
Le infezioni urinarie
Le infezioni urinarie spesso sfuggono all’attenzione dei genitori, anche perché nei primi mesi di vita non danno luogo a sintomi specifici. Sono più frequenti nelle bambine in quanto l’uretra (il condotto che permette di svuotare all’esterno l’urina presente nella vescica), corta e rettilinea, non crea ostacoli alla risalita di germi di provenienza intestinale. Il più delle volte, infatti, le infezioni urinarie sono frutto di un’autocontaminazione, favorita da una manovra scorretta di detersione dei genitali esterni (da praticare sempre, nella femminuccia, dalla vagina verso l’ano e mai viceversa). Le manifestazioni sono sfumate: febbre leggera, soprattutto alla sera, episodi di rigurgito o di vomito senza apparente giustificazione e, con il passar del tempo, calo e arresto della crescita.
Che cosa fare
Se si sospetta un’infezione urinaria, il pediatra farà eseguire un’urinocoltura, un esame che richiede la raccolta delle urine con un apposito sacchetto adesivo, da applicare dopo una meticolosa pulizia locale e da sostituire, in caso di mancata emissione di urina da parte del piccolo, ogni 20 minuti. In caso di conferma dell’infezione urinaria, è necessaria una cura a base di antibiotici prescritta dal pediatra.