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La maggior parte dei bebè ci sente perfettamente fin dalla nascita. 1 su 1000, invece, presenta dei veri e propri difetti dell’udito. In genere, però, se si interviene precocemente si possono evitare le conseguenze più serie. Ecco perché lo sviluppo di questo senso viene sempre controllato prima delle dimissioni dall’ospedale.
Test uditivi fin dalla nascita
Negli ultimi anni ci si è resi conti che valutare l’udito di un bambino già nelle prime settimane di vita è fondamentale. Infatti, è il miglior modo per individuare in maniera precoce eventuali deficit uditivi che, sebbene non siano molto diffusi, non sono nemmeno rari. Ecco perché nelle ore immediatamente successive alla nascita, in tutte le regioni, si sottopongono i nuovi nati a uno screening uditivi neonatali. Si tratta di un insieme di controlli non invasivi, ma molto efficaci.
Il difetto più comune è l’ipoacusia
Il difetto dell’udito più comune nei bebè è rappresentato da un’ipoacusia, di diverso grado ed entità, ossia una difficoltà a sentire. Dipende da un’alterazione della coclea, la parte dell’orecchio interno che ha il compito di trasformare le onde sonore in impulsi elettrici, che raggiungono il cervello. Se il problema viene scoperto per tempo, è possibile intervenire evitando conseguenze serie. Infatti, occorre sapere che i problemi uditivi non trattati possono non solo portare a sordità, ma anche compromettere lo sviluppo del linguaggio. Per questo, è così importante essere tempestivi: l’ideale è agire entro i due anni massimo.
I segnali da non sottovalutare
I difetti dell’udito possono manifestarsi nei bambini anche più avanti. È importante, quindi, che i genitori segnalino subito al pediatra se:
– il bambino non si spaventa molto in caso di rumori improvvisi;
– il piccolo non piange o si sveglia quando qualcuno parla;
– la poppata non è disturbata dai rumori;
– la voce di mamma e papà non serve a calmare il neonato.