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È vero, sanno compiere solo pochi movimenti e anche quelli in maniera imprecisa. E impareranno a gattonare e a camminare solo dopo mesi. Eppure i neonati di poche settimane di vita sarebbero già in grado di percepire il proprio corpo nello spazio, esattamente come i bambini più grandi e gli adulti. Chi pensa che certe capacità si acquisiscano solo con il tempo, dunque, si sbaglia. Perlomeno, questo è ciò che è emerso da un recente studio, condotto da un team di ricercatori italiani, dell’IRCCS Fondazione Stella Maris di Calambrone (Pisa) e Università di Pisa, in collaborazione con l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, pubblicata sulla rivista Plos Biology.
Analizzati bebè di 7 settimane
La ricerca ha coinvolto 12 neonati di sole sette settimane. Tutti sono stati sottoposti a una risonanza magnetica cerebrale mentre ricevevano stimoli visivi. Nonostante fossero così piccoli, infatti, gli autori sono riusciti a mantenerli svegli e attivi durante l’esecuzione dell’esame, facendo seguire loro con lo sguardo una serie di punti luminosi che si muovevano in modo casuale oppure seguivano traiettorie coerenti. Lo scopo era capire le reazioni del cervello dei piccoli, individuando le aree cerebrali coinvolte durante l’esposizione agli stimoli.
Un cervello del tutto simile a quello degli adulti
Analizzando le immagini e i dati raccolti nel corso dell’indagine, gli studiosi hanno scoperto innanzitutto che il cervello dei neonati si attiva maggiormente di fronte ai movimenti coerenti. Come il cervello degli adulti, quindi, preferisce il movimento ordinato rispetto a quello casuale. In secondo luogo, hanno visto che già nella primissima infanzia sono mature diverse aree cerebrali, che invece si credeva si sviluppassero più lentamente. “Abbiamo scoperto che già poche settimane dopo la nascita, diverse aree cerebrali sono sorprendentemente mature” hanno dichiarato all’Ansa gli autori. Infine, è emerso che le somiglianze col cervello adulto interessano una rete molto ampia di aree cerebrali, comprese quelle associate alla percezione del corpo. Secondo gli autori ciò significa che il bebè è già in grado di percepire il proprio corpo nello spazio.
Un aiuto per i disturbi neurologici?
Queste scoperte sono molto importanti. Infatti, se saranno confermate da nuovi studi, potrebbero comportare grandi progressi in campo diagnostico e terapeutico. Per esempio, potrebbero aiutare a individuare eventuali disturbi neurologici e a ottimizzare gli interventi di riabilitazione precoce sulla base delle mappe mentali ottenute con la risonanza.
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