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Lo ha ribadito l’Oms (l’Organizzazione mondiale della sanità): nel primo mese di vita, tutti i neonati andrebbero sottoposti agli screening per vista e udito. Si tratta di controlli, eseguiti a tappeto su tutti i bimbi subito dopo la nascita o nel primo mese di vita, necessari per individuare deficit uditivi oppure visivi. Disturbi più o meno importanti, che se vengono trascurati possono limitare lo sviluppo cognitivo del bambino, limitare le sue capacità di apprendimento e creargli difficoltà nell’interazione sociale. Al contrario, un difetto affrontato subito, con gli strumenti idonei, aiuta il bambino nel corso della vita scolastica, nella socializzazione e nell’attività sportiva.
Un test indolore per l’udito
Lo screening, ossia l’esame universale, per l’udito è chiamato più esattamente screening audiologico. È un controllo del tutto indolore per i neonati e consiste nel porre, all’interno del condotto uditivo del piccolo, una sonda morbida. Quindi, si producono dall’esterno suoni di varia intensità e la sonda invia delle risposte, mimando le capacità uditive della coclea del neonato. Nel nostro Paese, lo screening audiologico è partito nel 2003 e si è man mano diffuso in tutta Italia. Sarebbe obbligatorio a partire dal 2017, ma non tutti i reparti di neonatologia si sono adeguatamente attrezzati. Al momento, su 409 punti nascita italiani, i controlli sull’udito sono presenti in 391 neonatologie. La copertura è pressoché totale al Centro-Nord, mentre resta qualche area scoperta al Sud e nelle Isole.
Per scoprire i disturbi della vista
Degli screening per vista e udito nei neonati fa parte il cosiddetto “test del riflesso rosso”, necessario per individuare la cataratta congenita. Si tratta di un appannamento del cristallino che provoca la cecità e ha un’incidenza, secondo gli esperti, di 3 neonati su 10.000, riguardando spesso entrambi gli occhi. Il test del riflesso rosso, anche questo semplice e non fastidioso per il bebè, consiste nell’indirizzare un fascio di luce da un oftalmoscopio verso ciascun occhio del bambino. Se gli occhi non hanno problemi, la luce viene riflessa generando un riflesso rosso, mentre se c’è cataratta il riflesso rosso non compare. Questo test è attivo in Italia da circa tre anni e, al momento, viene effettuato a tappeto su tutti i neonati in 305 punti nascita su 409. Gli esperti si augurano, nei prossimi anni, di riuscire a colmare le lacune nelle neonatologie dove ancora non viene effettuato. Se, infatti, la cataratta congenita viene scoperta nei primi mesi di vita, può essere risolta con un intervento chirurgico.
Affrontare presto i problemi
Senza lo screening per vista e udito, succederebbe come un tempo, ossia ci si accorgerebbe tardi dei problemi del bambino, quando la cataratta congenita non è più curabile (come succede se la si scopre dopo il quarto mese) o quando il ritardo dell’apprendimento spinge a indagare sulle capacità uditive del bambino in un’epoca in cui il piccolo è già esposto a ritardo verbale. Una forma di deficit dell’udito può, invece, essere affrontata in diversi modi. È possibile effettuare l’impianto cocleare per l’ipoacusia profonda, ricorrere ad apparecchi acustici specifici per bambini e al tempo stesso ricorrere a lezioni di logopedia per favorire un corretto sviluppo delle capacità linguistiche e verbali.