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Un’ingente mole di dati che è stata raccolta per la prima volta ed esaminata in uno studio da un gruppo di ricercatori internazionale coordinato da Ofer Levy del Boston Children’s Hospital (Stati Uniti) e da Tobias R. Kollmann dell’University of British Columbia di Vancouver (Canada), che ha pubblicato i risultati ottenuti sulla rivista Nature Communication. Alla base della ricerca l’ipotesi che studiare i cambiamenti molecolari che avvengono nella prima settimana di vita di una bambino, effettuando un monitoraggio dello stato di salute e di malattia dei primi giorni dopo la nascita, possa aiutare a prevenire le infezioni nei neonati.
Tecnica innovativa e non invasiva
La prima settimana di vita di un neonato è un momento di rapido cambiamento biologico, in quanto il bambino si adatta a vivere al di fuori dell’utero ed è improvvisamente esposto a nuovi batteri e virus. Eppure poco si sa ancora relativamente a questi cambiamenti. Ora, grazie a questo nuovo studio, sono molte di più le nozioni acquisite rispetto al passato relativamente a questa delicata fase della vita dei bambini, e tutto grazie a una metodica mini-invasiva: i ricercatori guidati da Levy e Kollmann hanno infatti messo a punto una nuova tecnica per ottenere enormi quantità di dati da una piccola quantità di sangue, raccogliendo la quantità di dati più dettagliata fino a oggi.
Tre prelievi
Piccoli campioni di sangue da neonati di origine africana e australiana sono stati raccolti ed esaminati il primo, il terzo e il settimo giorno di vita. I test hanno permesso di rilevare molti cambiamenti molecolari durante la prima settimana, incluse variazioni nell’espressione genica e modifiche a proteine, metaboliti e altri componenti del sistema immunitario. Il sangue dei due gruppi di neonati ha mostrato traiettorie molecolari comuni e molto dinamiche, suggerendo che i cambiamenti osservati non avvengono casualmente, ma seguono un percorso specifico in base allo sviluppo dei bebè. E così, magari, si riuscirà a intercettare in anticipo lo sviluppo di eventuali infezioni nei neonati, e a impostare strategie terapeutiche preventive.
Big data e conoscenza
“La chiave della nostra analisi – spiega Levy – è stato il confronto tra la condizione di ogni neonato presente il giorno della nascita e quella rilevata al 1°, al 3° e al 7° giorno. In questo modo abbiamo scoperto i rilevanti cambiamenti molecolari determinati dal passare dei giorni. Abbiamo dimostrato che è possibile reclutare neonati in un ambiente povero di risorse, ottenere piccole quantità di sangue, processarlo, condurre analisi con sistemi biologici e integrare i risultati, trasformando i big data in conoscenza”.