In media, i neonati dormono moltissimo durante il primo mese di vita, circa 16-18 ore al giorno: il problema, però, è che in questa fase iniziale non dormono con gli stessi ritmi giorno/notte degli adulti perché non hanno ancora acquisito il ritmo della vita al di fuori dell’utero e, quindi, magari, dormono più di giorno che di notte.
Ci sono bambini che imparano più facilmente, altri più lentamente ad adattarsi ai nuovi ritmi. In ogni caso, per aiutare il neonato a dormire soprattutto di notte, bisogna in un primo tempo cercare di essere abbastanza “elastici”, cercando di indurlo al sonno, ma senza esasperarlo, perché il bambino non sta facendo i capricci, ma semplicemente non ha sonno e ha bisogno di tempo per adeguarsi ai nuovi orari. Tutt’al più può essere utile dargli dei punti di riferimento spaziale, evitando troppi cambiamenti: il posto della nanna deve cioè essere sempre lo stesso (la culla o la carrozzina nello stesso ambiente).
Si esprime con il pianto
Il pianto del piccolo è un messaggio che va decifrato: in genere, indica un bisogno da soddisfare, ma a volte il neonato piange pur non avendone in apparenza un motivo. Se il piccolo, pur stando bene e non avendo fame, piange ancora, potrebbe semplicemente sentirsi solo. È una sensazione di abbandono e tristezza che sperimentano tutti i neonati e con il pianto cercano di ottenere una risposta al loro stato d’animo, che in quel momento è “disperato”. Vedere la mamma che arriva, lo prende in braccio, lo coccola e gli parla dolcemente, lo aiuta a uscire da questa sensazione di abbandono perché non si sente più solo. Il processo per cui il neonato avverte che ai suoi bisogni esiste sempre una risposta, aiuta anche costruire la sua fiducia di base negli altri.