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I neonati prematuri hanno certamente un futuro più roseo rispetto a soltanto qualche decennio fa. Ma nuovi studi informano sui rischi radiologici cui sono sottoposti i neonati prematuri che necessitano, appunto, di numerosi esami.
Lo studio sui baby-ricoverati
L’indagine riguardante i rischi radiologici sui neonati prematuri è stata condotta dall’Associazione italiana di fisica medica (Aifm) e ha preso in considerazione il livello di esposizione alle radiazioni dei piccoli pazienti ricoverati nei reparti italiani di Terapia intensiva neonatale.
I risultati allarmanti
I dati emersi dallo studio sono tutt’altro che confortanti. Infatti, i neonati prematuri risultano “invasi” da una quantità eccessiva di radiazioni. Basti pensare che due culle su sette attenuano il fascio originario di radiazione del 10% massimo, mentre le altre cinque del 30% circa. Cosa significa tutto ciò? Più viene attenuato il fascio originario di radiazione, maggiore è la quantità di raggi necessaria per ottenere un’immagine radiologica invariata.
Strumenti e protocolli inadatti
Le cause di questa situazione generalizzata sono di diverso tipo. Innanzitutto, i macchinari non rispondono ancora a un protocollo ottimizzato e adeguato per questa tipologia di pazienti. In secondo luogo, vige una sorta di politica dell’abitudinarietà e della prassi all’interno del sistema sanitario, per cui gli stessi esami si eseguono da anni sempre nello stesso modo. Nonostante i pazienti abbiano esigenze differenti.
In breve
OCCORRONO ESAMI PIU’ MIRATI
L’attenzione sulla salute e sul benessere dei neonati prematuri sta fortunatamente crescendo. Le modalità e i mezzi con cui vengono effettuati esami, radiologicamente invasivi, su questi piccolissimi pazienti, vanno rivisti e ottimizzati per fare in modo che la quantità di radiazioni ricevuta dal neonato sia decisamente minore a quella media attuale.