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Per la salute a lungo termine dei neonati prematuri sono fondamentali sia le cure dei primi giorni sia l’accudimento dei propri cari e, sebbene la percentuale di mortalità nei prematuri di peso inferiore a 1,5 chili sia passata in 40 anni dal 70 al 15%, ancora molto resta da fare per salvaguardare la salute degli ultra-piccoli.
Golden hour e follow up
In particolare, gli esperti puntano l’attenzione su due aspetti: la cosiddetta “golden hour” e il follow-up. La prima fa riferimento alle cure della prima ora di vita: si deve garantire ai neonati ad alto rischio il migliore inizio possibile, mediante la rianimazione cardiorespiratoria, la termoregolazione, l’antibioticoterapia precoce, la nutrizione parenterale per la prevenzione o la gestione dell’ipoglicemia. Per quanto riguarda il follow-up, nel corso dei primi (almeno) tre anni di vita i bambini nati prematuri vanno controllati a cadenza regolare. Il programma deve garantire appropriata crescita in altezza, in peso e della circonferenza cranica, strategia nutrizionale adeguata, promozione dell’allattamento materno, prevenzione o pronta correzione dei deficit nutrizionali. Anche l’esame neurologico è una parte fondamentale: l’obiettivo è l’identificazione precoce dei deficit neuromotori maggiori e minori.
Manca un’assistenza omogenea
L’organizzazione dell’assistenza ai neonati prematuri vede punte di eccellenza nel nostro Paese, ma la situazione regionale è disomogenea. Occorre che in tutti i punti nascita con una terapia intensiva neonatale sia garantito l’accesso 24 ore su 24 ai genitori. Oltre a essere importante per la relazione affettiva e di attaccamento, questa vicinanza favorisce lo sviluppo neuro-comportamentale del neonato, anche perché permette di sostenere l’allattamento e ridurre o contenere il dolore. Le disuguaglianze emergono anche nella distribuzione dei reparti di terapia intensiva o patologia neonatale: il 54,2% sono al Nord, il 22,8% al centro e il 32% al Sud e nelle Isole.