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I neonati prematuri sono circa il 10% (quelli sotto le 32 settimane circa l’1%), ma rappresentano più del 50% delle morti in epoca neonatale e circa il 40% di quella infantile. Questo perché neonati prematuri presentano elevati rischi di gravi esiti a distanza (neurosensoriali, cognitivi, respiratori) e richiedono importanti risorse da parte del Servizio sanitario nazionale, sia durante la degenza ospedaliera sia dopo la dimissione.
Molti problemi di salute
A lanciare l’allarme è la Sin (Società italiana di neonatologia). Le problematiche di tipo respiratorio interessano il 42% dei prematuri, fra queste, la sindrome da distress respiratorio è la più frequente (29%). Poi c’è la Pda (pervietà del dotto arterioso) che riguarda il 7,9%, e le sepsi (6,3%). Molti dei rischi cui vanno incontro i prematuri sono legati al sistema immunitario ancora non sviluppato, che li rende particolarmente vulnerabili all’attacco di batteri, associato alla necessità di terapie invasive, che favoriscono l’ingresso di germi responsabili di infezioni ospedaliere gravi.
Eccellenze, ma ancora tanto da fare
L’organizzazione dell’assistenza ai prematuri vede punte di assoluta eccellenza nel nostro Paese. Ma c’è ancora molto da fare, anche perché la situazione regionale è disomogenea. È necessario garantire ai genitori l’accesso 24 ore su 24 ai reparti di Terapia intensiva neonatale in tutte le regioni: oltre a essere importante per la relazione affettiva e di attaccamento, favorisce lo sviluppo neuro-comportamentale del neonato, come scientificamente riconosciuto, è basilare per sostenere l’allattamento e contenere il dolore. È necessario inoltre che venga garantito un attento follow-up dei neonati pretermine almeno nei primi tre anni di vita, anche attraverso la costruzione di una rete tra tutte le realtà sociosanitarie del territorio.
Molta disinformazione
Secondo recenti dati, un terzo dei genitori arriva al parto pretermine senza aver mai sentito parlare di nascita prematura e anche chi ha questo tipo di informazione arriva impreparato. Dal momento della nascita, gli operatori sanitari assumono un ruolo decisivo: nel 61% dei casi il neonatologo e nel 62% gli infermieri fungono da supporto per i genitori. Grande sostegno viene dato anche dagli altri genitori che, nel 56% dei casi, hanno avuto un ruolo significativo per il superamento di questa fase.