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È quasi sempre un evento improvviso che coglie di sorpresa i genitori e, naturalmente, anche il bambino. Nel giro di pochissimo tempo il bebè si ritrova fuori dal suo ambiente protetto e sicuro e deve abituarsi alla vita fuori dal pancione. I medici definiscono parto prematuro (o pretermine) la nascita che avviene prima della 37a settimana di gravidanza. Le cause all’origine di un parto prematuro sono diverse: tra le più frequenti vi sono l’età della donna (meno di 17 anni o più di 40), malattie come il diabete, l’ipertensione arteriosa (pressione alta) e l’obesità, la presenza di malformazioni fetali, problemi alla placenta, una gravidanza gemellare.
Quando nasce troppo presto
Uscendo precocemente dal grembo materno, il bambino pretermine non è ancora pronto ad affrontare la vita nel mondo esterno, così diverso dall’ambiente protetto in cui si trovava; per esempio, non è in grado di regolare la sua temperatura corporea, spesso non sa respirare da solo e ha bisogno di aiuto per alimentarsi. A seconda della settimana di gestazione in cui ha avuto luogo il parto prematuro, oltre all’eventuale comparsa di complicanze o problemi particolari, il piccolo resterà più o meno a lungo in ospedale.
Prima di tutto in incubatrice
Il periodo di ricovero in terapia intensiva neonatale è un momento particolare sia per il piccolo, che deve crescere e superare tanti ostacoli, sia per la famiglia. L’incubatrice ricrea l’ambiente ideale per un bambino nato prematuramente e, se occorre, può anche alimentarlo. Inoltre, le incubatrici hanno monitor che controllano il respiro, l’attività cardiaca e l’ossigenazione del piccolo. È importante rispettare le norme igieniche, lavarsi le mani prima di toccare il bimbo e, se necessario, indossare camice e mascherina. Amici e parenti, invece, possono vedere il bambino attraverso il vetro, negli orari stabiliti.
È importante il contatto con la mamma
Molti studi lo dimostrano: il contatto con la mamma consente ai bambini prematuri di recuperare meglio e più rapidamente. E infatti oggi sono sempre di più gli esperti che consigliano la marsupioterapia. La vicinanza corporea della figura materna fa sentire il bimbo protetto, rassicurato, come quando era nel pancione.Tenere in braccio il bambino spesso (ancora meglio è appoggiare il bambino sul petto, in modo che possa ascoltare il battito del cuore, riconoscere l’odore della mamma e sentirne il calore), abbracciarlo delicatamente e accarezzarlo, è importante per conoscersi e recuperare quell’intesa naturale bruscamente interrotta dopo il parto prematuro. Le coccole fanno bene al bimbo, perché regolarizzano il battito cardiaco e lo rilassano, con benefici sulla respirazione e l’alimentazione.
Dopo le dimissioni visite ravvicinate
Una volta raggiunto il peso giusto e regolarizzate le principali funzioni dell’organismo, il ricovero in ospedale si conclude e il bambino può tornare a casa. Al momento delle dimissioni è importante che ci sia un contatto tra i medici della struttura ospedaliera e il pediatra di base, con cui deve instaurarsi una collaborazione. Questa organizzazione si chiama follow-up e prevede l’intervento e la collaborazione di tutte le figure professionali che hanno in cura il neonato, dal pediatra al neonatologo, dal neuropsichiatra infantile all’oculista, dall’audiologo all’ecografista.