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Non è un’idea ma una possibilità molto concreta: una nuova sofisticata indagine del liquido amniotico potrebbe aiutare a identificare precocemente i bimbi a rischio di nascere prematuri. Nascere in anticipo è un fenomeno sempre più comune e oggi i bambini nati prematuri hanno molte più chance di stare bene e condurre una vita normale. Tuttavia, per alcuni il percorso verso condizioni di salute buone è pieno di ostacoli. In futuro, le cose potrebbero migliorare ulteriormente. Infatti, è stata messa a punto una nuova indagine sul liquido amniotico che permette di identificare precocemente i bambini a rischio di nascere prima del termine e di sviluppare problematiche respiratorie e potrebbe anche facilitare i trattamenti da intraprendere prima e dopo la nascita.
Una nuova scienza
L’indagine è stata sperimentata nel corso di uno studio pubblicato sulla rivista Plos One e condotto presso l’Azienda Ospedale-Università di Padova. Gli autori hanno applicato la metabolomica all’analisi del liquido amniotico. La metabolomica è una nuova scienza che analizza tutti i composti metabolici presenti in un determinato campione biologico, permettendo di ricavare una sorta di impronta digitale metabolica dell’individuo. Gli studiosi veneti l’hanno utilizzata per analizzare il liquido amniotico di alcune mamme che avevano eseguito l’amniocentesi per altri motivi e che poi avevano partorito prima della data prevista. L’obiettivo era capire se dalla valutazione del profilo metabolico era possibile predire il rischio di parto pretermine.
Contiene informazioni preziose
I risultati hanno confermato che effettivamente l’analisi metabolica del liquido amniotico è in grado di svelare se il feto è a rischio di nascere prematuramente. Non solo. Aiuta anche a individuare i bimbi a rischio di sviluppare la displasia broncopolmonare, la complicanza respiratoria più frequente nei prematuri. “L’analisi metabolomica ha permesso di individuare dei biomarcatori discriminanti in relazione sia al rischio di parto pretermine sia sul possibile sviluppo della malattia respiratoria cronica del neonato” hanno confermato gli autori. Dallo studio è anche emerso che la displasia broncopolmonare può avere inizio nella vita intrauterina. Queste scoperte potrebbero dare avvio a un filone di ricerca destinato allo sviluppo di trattamenti precoci per prevenire la nascita pretermine e la comparsa della displasia broncopolmonare.