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Non c’è campo come quello della medicina neonatale per vedere come i progressi della tecnologia e degli studi si tramutino subito in benessere e vita per i piccoli bimbi. Non si parla solo di tardi prematuri ma anche di quelli molto precoci, per i quali in passato non c’erano quasi speranze. Negli ultimi anni, infatti, la sopravvivenza dei nati tra la 22a e 24a settimana è aumentata del 6%. E quelli che non hanno riportato problemi neurologici sono cresciuti del 4%, secondo uno studio condotto dalla Duke University (Carolina del Nord, Stati Uniti) su 4.274 bambini. Se tra il 2000 e 2003 sopravviveva circa il 30% dei bambini nati tra 22 e 24 settimane, tra il 2008 e 2011 sono arrivati al 36%, e quelli senza problemi neurologici sono passati dal 16% al 20%. I migliori risultati sono stati osservati per quelli nati tra la 23a e 24a settimana, mentre alla 22a settimana la sopravvivenza è rimasta del 4%.
Più prevenzione e terapie all’avanguardia
Il merito è di un insieme di cambiamenti apportati alle terapie e alla cultura delle unità di cure intensive neonatali, per esempio la migliore prevenzione delle infezioni e la maggiore diffusione dell’allattamento materno. Il maggior uso di steroidi nelle madri a rischio di parto prematuro ha aiutato i piccoli a svilupparsi nell’utero e a migliorare i tassi di sopravvivenza con meno segni di ritardo nello sviluppo.
Molti problemi di salute restano
Anche se sempre più bambini nati prematuri sopravvivono, c’è ancora una larga fetta di piccolissimi che non riesce a sopravvivere: solo 1 su 3 ce la fa. E quelli che continuano a vivere senza danni significativi all’età di 2 anni sono ancora a rischio per altri problemi di salute. Oggi, grazie alle ricerche più avanzate di epigenetica e della DohaD (Developmental origins of health and disease), che si occupa di studiare la mortalità infantile e adulta, si può affermare che la nascita pretermine è correlata ad alcune serie patologie nell’adulto.
Grandi progressi, ma ancora molto da fare
Il parto prematuro è un fenomeno che coinvolge in Italia circa il 5-6% delle gravidanze ed è la principale causa di mortalità e morbilità neonatale. La differenza tra un neonato di 23 settimane e un neonato a termine è superiore alla differenza tra un bambino di qualche mese e un adolescente. La specializzazione dei reparti di terapia intensiva neonatale, il follow up, l’intervento precoce e la profilassi, risultano determinanti per il futuro di questi piccoli. Grazie a queste conquiste della medicina, oggi sempre più bambini nati prematuri sopravvivono.