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Si stima che ogni anno 15 milioni di bambini nel mondo nascano troppo presto. Il 6,7% dei 474mila bambini, ovvero circa 32mila nati in Italia ogni anno sono pretermine. Si tratta di quei neonati che vengono al mondo prima della 37a settimana di età gestazionale, e che inevitabilmente affrontano la vita con più difficoltà rispetto ai nati a termine, non avendo ancora maturato del tutto organi e apparati e non essendo ancora pronti ad adattarsi alla vita fuori dal grembo materno. Per loro viene in soccorso la cura del canguro.
Tanti benefici della marsupioterapia
Per aiutarli gli esperti della Società italiana di neonatologia (Sin) sottolineano l’importanza di un’assistenza adeguata ma anche del contatto con i genitori nella cosiddetta Kangaroo Mother Care (cura del canguro), che aiuta moltissimo i piccoli pretermine a recuperare più in fretta.Questo metodo, conosciuto anche come “marsupioterapia” è una tecnica neonatale che si basa sull’idea che il contatto pelle-a-pelle tra mamma e neonato possa favorire il benessere di quest’ultimo e anche migliorare le condizioni di fragilità fisica tipica dei bambini nati prematuri oppure sottopeso.
Gli effetti del contatto pelle-pelle
La presenza dei genitori nelle terapie intensive è indispensabile per il neonato. Il contatto pelle-a-pelle ha molti vantaggi: garantisce la regolazione della temperatura e del respiro, aiuta l’allattamento al seno, migliora il livello di ossigenazione e ha un’influenza positiva sullo sviluppo neurologico del neonato. Inoltre, crea un legame intenso che ha un impatto fortissimo sul piano psicologico per madre, padre e neonato.
In mancanza di incubatrici
La Kangaroo Mother Care è stata proposta per la prima volta nel 1978 a Bogotà, in Colombia, dal pediatra Edgar Rey, come metodo per risolvere il problema dell’insufficienza di incubatrici negli ospedali. A partire dagli anni ’80 la Kangaroo Mother Care è stata introdotta anche nelle Unità di terapia intensiva neonatale italiane, per favorire il legame tra genitore e neonato, aumentare la confidenza, consentire un più rapido adattamento alla vita extrauterina e coinvolgere precocemente i genitori nell’accudimento del proprio bambino.