Neonati: lasciarli piangere non nuoce. Lo dice un nuovo studio

Miriam Cesta A cura di Miriam Cesta Pubblicato il 21/05/2020 Aggiornato il 21/05/2020

Lasciar piangere i neonati non solo non fa loro male e non lede l'attaccamento alle figure di riferimento, ma li aiuterebbe anche a sviluppare l'autocontrollo. Ecco perché

Neonati: lasciarli piangere non nuoce. Lo dice un nuovo studio

Lasciare piangere i neonati, da pochi giorni a 18 mesi di vita, facendo sì che smetta da solo, e quindi che si autoconsoli, o accorrere appena inizia a lamentarsi? Secondo un nuovo studio britannico pubblicato sul Journal of Child Psychology and Psychiatry, lasciare che i neonati smettano di piangere da soli non nuoce né ai bebè, né alla loro relazione con chi li accudisce, ma anzi li aiuterebbe a sviluppare l’autocontrollo.

Una questione vecchia, ma sempre attuale

La questione è aperta da molto tempo. In passato andava per la maggiore pensare che se un bimbo piangeva “gli si aprivano i polmoni” e che se smetteva da solo significava che stava imparando ad autoconsolarsi, piccolo passo verso l’acquisizione dell’autonomia tanto agognata dai genitori (anche se si trattava di bambini di pochi mesi di vita). Negli ultimi anni si è, invece, fatto dietrofront, sostenendo al contrario che ignorare il pianto di un bambino – o comunque non rispondere subito al suo richiamo – aumentasse di molto il livello di stress() percepito dal piccolo, condizione da evitare per salvaguardarne un armonioso sviluppo psico-emotivo.

Controlli a 3, 6 e 18 mesi di vita

La nuova ricerca condotta dagli studiosi dell’University of Warwick guidati da Ayten Bilgin mette ora in evidenza che lasciar piangere i neonati avrebbe degli effetti positivi sullo sviluppo dell’autocontrollo e, a differenza di quanto ritenuto negli ultimi anni, non avrebbe delle conseguenze negative sul comportamento futuro. Per giungere alle loro conclusioni gli studiosi hanno seguito 178 bambini dalla nascita fino ai 18 mesi e le loro madri. A ogni tappa dello studio – ovvero quando i bambini avevano pochi giorni di vita, tre, sei e 18 mesi – i ricercatori hanno somministrato un questionario alle madri per sapere quante volte il bambino piangeva e come loro reagivano, cioè se accorrevano per prenderlo subito in braccio oppure no. Quando i bambini avevano 3 e 18 mesi i ricercatori hanno anche indagato la sensibilità delle mamme nei loro confronti attraverso l’effettuazione di videoregistrazioni delle interazioni tra loro, e infine quando a 18 mesi è stato valutato lo sviluppo comportamentale e l’attaccamento dei bimbi alle loro mamme.

Nessun effetto negativo

Dai risultati raccolti è emerso che all’età di 18 mesi piangevano meno i bambini che da neonati erano stati lasciati piangere. Quanto poi al livello di attaccamento tra madre e figlio, sensibilità delle madri nei confronti dei propri bimbi e sullo sviluppo comportamentale dei piccoli a 18 mesi, nessun impatto negativo è stato riscontrato tra i bambini che da piccoli erano stati lasciati piangere. Gli autori spiegano che questi risultati suggeriscono che i genitori sanno intuitivamente come meglio rispondere al proprio bambino e che le risposte – sia loro sia dei bambini – si adattano nel tempo.

 

 

 
 
 

Da sapere!

Un limite di questa ricerca è la mancanza dell’osservazione diretta da parte degli scienziati del pianto dei bambini, che per raccogliere i dati si sono basati sulle risposte delle madri ai questionari.

 

Fonti / Bibliografia

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