Nei primi giorni di vita circa il 90% delle donne allatta al seno il proprio piccolo, ma già alla dimissione dall’ospedale la percentuale è scesa al 77% per poi crollare al 31% dopo solo 4 mesi. Solo il 10% delle mamme continua ad allattare fino ai 6 mesi di vita e oltre, quando il latte materno viene via via sostituito dalle pappe. E questo nonostante da tempo l’Organizzazione mondiale della sanità raccomandi di allattare il bebè al seno per i primi sei mesi di vita senza aggiungere nessun altro alimento – acqua compresa – e di proseguire anche oltre, in concomitanza con lo svezzamento, almeno fino ai due anni di età.
Il latte materno non è solo un alimento, ma un tessuto vivo che si modifica nel tempo per adattarsi alle specifiche esigenze del bambino: possiede tutti i nutrienti necessari nella prima fase della vita dei neonati e contiene sostanze in grado di proteggerli dalle infezioni (soprattutto gastrointestinali e respiratorie) favorendone il corretto sviluppo, gettando le basi di un buono stato di salute e diminuendo le possibilità di sviluppare da grande allergie, diabete, sovrappeso e obesità. Senza contare che l’allattamento al seno soddisfa al meglio le necessità emotive del piccolo: al seno il bimbo trova non solo il nutrimento perfetto per il suo organismo in rapida crescita, ma anche l’amore e la sicurezza per crescere sereno.
Non è mai troppo presto per iniziare ad allattare. Già in sala parto, se le condizioni lo permettono, il neonato dovrebbe essere posto a contatto pelle a pelle con la mamma. L’attacco precoce è, infatti, davvero importante: oltre a stimolare l’avvio dell’allattamento, consente al bambino di ricevere il primo prezioso neoalimento – il colostro – ricco di sostanze nutritive e funzionali.
Economico e sicuro
Il latte materno, poi, è gratuito e sempre “pronto all’uso”, la suzione naturale favorisce un più corretto sviluppo della bocca (struttura mandibolare e arcate dentarie) e riduce del 73% i casi di morti improvvise del lattante o Sids. Per tutti questi motivi la Società italiana di neonatologia (Sin) ha stilato una piccola “guida” per permettere a tutte le mamme di affrontare nel migliore dei modi il percorso dell’allattamento al seno del proprio bambino: un gesto istintivo e naturale, ma anche faticoso da mantenere nel corso del tempo.
Questa modalità consiste nell’attaccare al seno il bambino ogni volta che lo richiede. Soprattutto all’inizio, può essere piuttosto impegnativo visto che il bebè mangia in media 8-12 volte nell’arco delle 24 ore. Ma proprio l’elevata frequenza delle poppate – anche notturne – fa da stimolo alla produzione di latte. La prolattina, l’ormone responsabile della produzione del latte, infatti, è più attiva nelle ore notturne. L’allattamento a richiesta aiuta poi la neomamma a cogliere i segnali di fame prima ancora che il piccolo pianga e si agiti troppo.
Una corretta posizione durante la poppata è fondamentale. La mamma deve essere comoda e rilassata, con il corpo del bebè a contatto con il proprio. Il neonato deve avere la bocca bene aperta, in modo da prendere in bocca non solo il capezzolo ma anche l’areola, evitando così la formazione delle ragadi (dolorosi taglietti).
Se il piccolo cresce regolarmente e bagna 5-6 pannolini di pipì al giorno significa che tutto procede per il meglio. La doppia pesata quindi servirebbe solo ad aumentare lo stress nella mamma.
La dieta della mamma che allatta dovrebbe essere il più possibile sana ed equilibrata, senza inutili rinunce che potrebbero compromettere la salute propria e del bambino. Non bisogna però nemmeno mangiare per due: per produrre il latte “a pieno regime” bastano circa 500 kcal in più al giorno.
Stop a fumo e poco alcol
Il fumo riduce la produzione di latte; quello passivo, inoltre, aumenta il rischio di sviluppare nel bambino malattie respiratorie. Attenzione anche al consumo di alcol: se un uso moderato è accettabile (un bicchiere di vino a pasto), vanno invece evitati i superalcolici. Da ricordare poi che la birra non aumenta la produzione di latte.
Allattare al seno fa bene non solo al bimbo ma anche alla mamma, che sarà meno soggetta a depressione post-partum e più protetta dal cancro al seno, all’utero e all’ovaio, oltre che da malattie come osteoporosi ed endometriosi. La suzione al seno da parte del neonato favorisce la contrazione dell’utero e il suo ritorno alle dimensioni pre-gravidanza, prevenendo le emorragie. La produzione di latte comporta poi un aggiuntivo dispendio di calorie che facilita la perdita dei chili in più acquisiti durante la gravidanza, con effetti benefici dal punto di vista fisico e psicologico. Infine, allattare al seno rafforza il legame col piccolo e stimola il rilascio di endorfine, neurotrasmettitori coinvolti nella sensazione di benessere.