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Secondo uno studio del dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences pochi giorni di vita per un neonato sono sufficienti per associare stimoli sensoriali di modalità differenti e distinguere se la sorgente di questi stimoli è vicina o lontana dal loro corpo.
Gli stimoli sensoriali
Nella vita di tutti giorni essere in grado di integrare stimoli sensoriali di modalità differenti in un evento coerente è un’abilità fondamentale, come per esempio associare una voce a un viso noto o ricollegare il suono della sirena all’immagine di un’ambulanza. Un prerequisito fondamentale per sviluppare i comportamenti difensivi, come imparare a reagire a minacce che avvengono vicine al mio corpo, ma anche meccanismi relazionali, come interagire con gli oggetti e persone vicine. Per la prima volta, grazie all’elettroencefalografia (una tecnica di neuroimmagine non invasiva) è stato possibile misurare il correlato neurale di questo fenomeno.
Conoscenze sorprendenti
Con lo scopo di studiare come si sviluppa la rappresentazione dello spazio che circonda il corpo, è stato costruito un insieme multisensoriale composto da stimoli uditivi (singoli suoni) che potevano essere vicini o lontani dal corpo e da stimoli tattili dati sul dorso della mano destra. Ciascuno stimolo poteva essere somministrato da solo o associato a un altro. È stato, quindi, notato che i neonati non solo sono in grado di associare un suono a un tocco, ma che le risposte neurali osservate permettono di distinguere se il suono è vicino o lontano dal corpo. Questi risultati suggeriscono che a poche ore dalla nascita i neonati siano in grado di identificare il loro corpo come un’entità separata dal mondo esterno e di avere una prima forma di codifica dello spazio.
Fonti / Bibliografia
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