Ernia inguinale ed ernia ombelicale si presentano entrambe come bozzetti di dimensioni variabili che appaiono più evidenti quando il bimbo sforza i muscoli addominali, ossia quando piange o tossisce. Sono due condizioni congenite, cioè presenti sin dalla nascita, ed entrambe si presentano maggiormente nei bambini prematuri. Nonostante alcune caratteristiche le accomunino, l’ernia inguinale e quella ombelicale sono, però, due condizioni molto diverse tra loro.
L’ernia inguinale congenita si forma per la mancata chiusura del dotto peritoneo-vaginale, un canale presente in entrambi i sessi (nelle femmine è noto come canale di Nuck), che mette in comunicazione la cavità addominale con lo scroto nei maschi (e che durante la vita fetale permette la discesa del testicolo dalla cavità addominale, dove si forma, alla sua sede definitiva), mentre nelle femmine consente il passaggio di un particolare legamento che contribuisce alla stabilità dell’utero (il legamento rotondo) fino alle grandi labbra.
Questo dotto dovrebbe iniziare a chiudersi intorno al settimo mese di gravidanza, per poi completare la chiusura entro il primo mese dopo la nascita. Può capitare, però, che rimanga aperto, dando vita così alla predisposizione allo sviluppo di questa ernia che si forma quando vengono spinti al suo interno una parte del grasso che riveste gli organi presenti nell’addome o una piccola porzione dell’intestino, anche se non è infrequente il riscontro del testicolo nei bimbi e dell’ovaio o della tuba nelle bimbe.
Colpisce più spesso i maschi
Questa patologia, che si presenta sotto forma di piccola tumefazione all’altezza dell’inguine, interessa circa un bambino su 100. La frequenza è più alta nei bambini nati prematuri e ha un’incidenza nettamente maggiore tra i maschi (il rapporto maschi/femmine è di 6:1, vale a dire che viene colpita una femminuccia ogni 6 maschietti).
Non si può prevenire
Poiché è una patologia congenita, cioè già presente alla nascita, non esiste alcuna strategia di prevenzione praticabile per evitare l’insorgenza dell’ernia inguinale nei bambini. Quando un genitore o il pediatra evidenziano una tumefazione della regione inguinale, il consiglio è quello di rivolgersi al chirurgo pediatra, che saprà indicare il da farsi. Il consiglio di evitare gli sforzi fisici, valido per l’ernia inguinale dell’adulto, non è peraltro applicabile nel bambino dove la patologia è causata dall’apertura del canale inguinale che, non essendosi chiuso spontaneamente entro un mese dalla nascita, deve essere chiuso con un intervento chirurgico correttivo.
L’ernia inguinale congenita si manifesta come una tumefazione di consistenza molle ed elastica che non provoca dolore se palpata e che tende a ingrandirsi in caso di sforzi addominali (quando il bambino piange, tossisce, si sforza per defecare oppure si esercita a gattonare o a camminare). Il volume dell’ernia non è indicativo della sua gravità.
A volte non è visibile
Sebbene la presenza del dotto peritoneo-vaginale aperto costituisca il difetto congenito che è alla base dell’ernia inguinale nell’infanzia, la formazione dell’ernia non avviene fino a quando una parte del contenuto addominale non viene spinto all’interno del canale rimasto pervio. Questo tipo di ernia non sempre appare visibile: ciò accade perché la mancata chiusura del dotto peritoneo-vaginale è come una porta che rimane aperta che dà la possibilità ad alcuni organi di entrare nel canale, dando vita alla tumefazione, e di uscirne, lasciandola scomparire. È proprio questo meccanismo che permette al medico, attraverso adeguate manovre palpatorie, di ridurre il volume dell’ernia.
Può accadere che l’ernia inguinale si “strozzi”: capita quando i tessuti che la formano rimangono incastrati nel dotto senza riuscire più a uscirne. L’ernia strozzata rappresenta un’urgenza da risolvere perché può mandare in sofferenza gli organi interessati (ovaio o tuba nelle bambine, testicolo nei maschietti, intestino in entrambi i sessi). L’intervento chirurgico è mirato a ricollocare nell’addome il contenuto dell’ernia e a chiudere il dotto rimasto aperto (erniotomia), impedendo all’ernia di formarsi nuovamente. Per evitare che il bambino debba sottoporsi d’urgenza a un’erniotomia in caso di strozzatura dell’ernia, il trattamento chirurgico è sempre raccomandato: per questo, una volta diagnosticata l’ernia, è consigliabile programmare per tempo l’operazione.
È una tumefazione che spaventa molto i neogenitori perché sembra un piccolo palloncino che si gonfia o si sgonfia se il bambino svolge attività che coinvolgono i muscoli addominali. Appare spesso di colorito scuro, aumentando ulteriormente l’ansia di mamma e papà su cosa possa essere: il colore è dovuto al fatto che la pelle molto sottile lascia intravedere al di sotto l’intestino.
Un difetto della parete addominale
Allo stesso modo dell’ernia inguinale, anche quella ombelicale è un difetto congenito, cioè presente alla nascita. In questo caso il difetto della parete addominale è causato dalla mancata chiusura dell’anello ombelicale, ovvero l’area in cui durante la gravidanza i vasi ombelicali del nascituro sono collegati alla placenta materna tramite il cordone ombelicale. Questo tipo di ernia interessa circa il 20% dei neonati nati a termine e fino all’80% dei bambini prematuri, e colpisce più frequentemente le bambine rispetto ai maschietti.
Il rigonfiamento dovuto a questo tipo di ernia si manifesta come una tumefazione a livello ombelicale che risulta morbida e solitamente alla palpazione non genera dolore. Può essere di grandezza variabile e, come accade anche per l’ernia inguinale, si evidenzia maggiormente durante lo svolgimento di attività che necessitano di uno sforzo addominale come il pianto, la defecazione e la deambulazione, e dunque le dimensioni possono variare anche di molto a seconda dell’attività del piccolo.
Come accade anche per l’ernia inguinale, poiché rappresenta un difetto congenito della parete addominale non esiste una prevenzione per questa patologia. Quasi sempre, però, l’ernia ombelicale guarisce spontaneamente grazie allo sviluppo dei muscoli addominali del bimbo, che fortificandosi tendono a chiudere il difetto dell’anello ombelicale. La risoluzione dell’ernia ombelicale può avvenire nelle settimane successive alla nascita, ma può anche essere più graduale e avvenire intorno all’anno di vita, quando il bambino inizia a camminare oppure diverso tempo dopo, intorno ai 3-4 anni di età.
Un aiuto dallo sport
Dopo i tre anni, nel caso in cui l’ernia non sia ancora scomparsa, è consigliabile far praticare al bambino uno sport come il nuoto o la danza, in modo da fortificare ulteriormente gli addominali e favorire la riduzione spontanea dell’ernia.
Nei casi in cui l’ernia ombelicale non guarisca da sola, dopo i 4-5 anni di età l’unico metodo risolutivo è l’intervento chirurgico, eseguito anche su bambini più piccoli ma solamente se l’ernia ha dimensioni importanti o se si evidenziano delle complicanze (evenienza molto rara). L’operazione di riduzione dell’ernia è generalmente eseguita mediante una piccola incisione intorno all’ombelico, attraverso cui il chirurgo raggiunge e sutura il difetto presente sulla parete addominale. La dimissione avviene poche ore dopo l’intervento e il decorso post-operatorio è solitamente agevole, con i piccoli pazienti che possono riprendere rapidamente le loro attività quotidiane e, a distanza di 3 settimane, anche lo sport.
Fonti / Bibliografia
- Ernia inguinale congenita - Ospedale Pediatrico Bambino GesùTumefazione inguinale di dimensioni variabili, nettamente più frequente tra i maschi, soprattutto se nati prematuri. Si risolve con un intervento chirurgico
- Ernia Ombelicale - Ospedale Pediatrico Bambino GesùÈ un difetto congenito della parete addominale che colpisce circa il 20% dei neonati nati a termine, ma la frequenza è maggiore (80%) nei bambini nati prematuri