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Anche i neonati possono essere colpiti da distress respiratorio acuto (ARDS, Acute respiratory distress syndrome). È quanto scoperto da ricercatori del Policlinico Gemelli di Roma insieme a colleghi francesi, al termine di uno studio internazionale durato oltre due anni, che ha visto coinvolti oltre 20 centri di terapia intensiva pediatrica o neonatale di tutto il mondo.
Attenzione a questi sintomi
La sindrome da distress respiratorio acuto è caratterizzata da un’insufficienza respiratoria spesso di grado estremo, che può far crollare l’ossigenazione portandola a valori incompatibili con la sopravvivenza. L’ARDS è una sindrome multifattoriale, dove su un terreno di predisposizione genetica, un elemento scatenante (trigger) fa partire il processo patologico di danneggiamento della sostanza che riveste gli alveoli polmonari rendendoli elastici, e di infiammazione polmonare. I neonati (e i bambini) hanno “costituzionalmente” un sistema immunitario meno sviluppato ed efficace e quindi sono più facilmente sensibili ai trigger infettivi. Si riteneva che il distress respiratorio acuto colpisse solo pazienti adulti, mentre col tempo ci si è resi conto che l’ARDS può insorgere a qualunque età, anche da bambini con esiti purtroppo fatali. Si stima che solo in Italia migliaia di bambini ogni anno ne siano colpiti.
Creato un network di diagnosi e cura
Secondo la definizione diagnostica cui si è giunti grazie a questo studio, per essere definito affetto da ARDS il neonato deve avere un’insufficienza respiratoria acuta entro 7 giorni dalla comparsa di un fattore scatenante, per esempio una polmonite diffusa, opacità polmonare o deficit di ossigenazione. La definizione condivisa favorirà la ricerca nel campo, sia perché i pazienti possono essere finalmente individuati e classificati, sia perché si è creato un network di centri che se ne occupano. Questo si traduce in trattamenti più efficaci per la gestione della crisi respiratoria nel neonato e una cura definitiva.