Rooming in: cos’è, pro e contro e quando si può rifiutare

Laura de Laurentiis A cura di Laura de Laurentiis, con la consulenza di Leo Venturelli - Dottore specialista in Pediatria Pubblicato il 07/02/2023 Aggiornato il 20/08/2024

Il rooming in è la pratica che permette a mamma e neonato di stare insieme sempre durante la permanenza in ospedale. Vediamo insieme al dottor Leo Venturelli come funziona il rooming in e quando è sconsigliato dopo il parto.

Il rooming in ospedale è una pratica che va gestita con bon senso, seguendo le linee guida del rooming in e anche il rooming in dopo cesareo

All’indomani della tragedia del neonato soffocato accidentalmente dalla mamma che si è addormentata mentre lo allattava nel proprio letto in ospedale,  forse per la prima volta sono state mosse critiche alla pratica del rooming in in ospedale che, al suo apparire, era sembrata invece una straordinaria conquista. E una conquista in realtà lo è, a patto però che non si trasformi in un’imposizione sorda all’eventuale stato di prostrazione in cui versa la puerpera, ma sia e rimanga il privilegiato mezzo che favorisce il saldo legame tra la neomamma e il suo piccolino. Ne abbiamo parlato con il dottor Leo Venturelli, specialista in pediatria, in igiene e medicina preventiva, responsabile nazionale della Società italiana pediatria preventiva e sociale per l’educazione alla salute, Garante dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

Rooming in, cosa è e come funziona

Dottore, la tragedia è avvenuta all’ospedale Pertini di Roma. Secondo il racconto dei genitori del bambino, la neomamma stremata da tante ore di travaglio e da un parto complicato, ha pregato le  infermiere di portare il piccolo nel nido dell’ospedale, in quanto non se la sentiva di occuparsene, aveva assoluto bisogno di dormire. La richiesta non è stata accolta, il bambino è stato lasciato nella stanza e la mamma è stata invitata a prendersene cura, sia allattandolo “a richiesta”, sia provvedendo al cambio dei pannolini. Cosa ne pensa?

<<Il rooming-in in ospedale è una pratica che tutta la comunità scientifica, sia italiana sia internazionale, considera di fondamentale importanza per promuovere e favorire la relazione mamma-bambino. Ma attenzione: rooming-in in ospedale non significa disinteressarsi completamente della gestione del neonato, affidandola solo alla madre fin dal minuto successivo alla nascita. Le linee guida del rooming in parlano chiaro: “il rooming-in in ospedale va proposto fornendo il necessario sostegno pratico e psicologico alla nuova famiglia”. Significa che non si può obbligare una mamma che chiede aiuto, affermando di non farcela a occuparsi di suo figlio, a provvedere a lui in tutto e per tutto. Se fosse proprio così che è andata, attualmente le indagini sono ancora in corso quindi aspettiamo prima di condannare,   ci troveremmo di fronte a un caso dai pesanti risvolti legali, qui entrerebbero in gioco infatti la negligenza e l’imprudenza>>.

Dopo il terribile accaduto, molte donne, anche famose hanno confidato di avere anche loro vissuto la brutta esperienza di sentirsi abbandonate dopo il parto, nonché di aver rischiato di addormentarsi (o di essersi addormentate) con il bambino in braccio, mentre lo allattavano. Una per tutte, Chiara Ferragni. Ma è davvero così alta la probabilità che accada di schiacciare il bebè?

<<Il rischio esiste, tant’è che l’Accademia Americana dei pediatri, che costituisce un riferimento autorevole per tutti coloro che si occupano della cura e della salute del bambino, ha ribadito che sia opportuno far dormire il bambino nella stanza matrimoniale, ma accanto e non nel letto. Allo stesso tempo, ricordo che la donna che allatta, soprattutto di notte, può facilmente addormentarsi con quel che ne potrebbe conseguire. Per scongiurare questo pericolo è bene che riesca a rimanere vigile durante la poppata o che comunque il papà le resti accanto sveglio, in modo da intervenire prontamente nel caso in cui venga vinta dal sonno. A fine poppata il bebè va rimesso nella sua culletta, posta vicino al letto matrimoniale>>. 

Pro e contro del rooming in

Dunque come dovrebbe essere organizzato il rooming-in in ospedale per ricavarne solo i benefici chiaramente sottolineati dalle società scientifiche, senza che vi siano pericoli?

<<L’imperativo categorico deve essere “personalizzazione della pratica”. Se è vero infatti che la gestione separata di mamma e neonato, che era la consuetudine fino a un passato non troppo lontano è molto poco naturale perché non favorisce l’allattamento al seno e può addirittura essere fonte di sofferenza per la donna, lo è altrettanto che se una neomamma è troppo provata e debilitata dal parto deve avere il diritto di poter riposare. Senza sentirsi in colpa e senza essere costretta a occuparsi del bambino>>.

Dottore, si ha spesso l’impressione che il rooming in ospedale sia pensato per il benessere del bambino ma non tenga conto di quello della mamma. Così è emerso da quanto hanno raccontato le donne dopo quanto accaduto a Roma.

<<Non possiamo fare di ogni erba un fascio. Sarebbe un errore gravissimo. Tuttavia è ovvio che al personale sanitario che opera nei reparti di ostetricia e ginecologia deve stare a cuore il benessere di mamma e bambino allo stesso identico modo. Non foss’altro perché se sta bene la madre sta bene anche il piccolino. E questo è un dato di fatto incontrovertibile>>.

Quando rifiutare il rooming in

Le donne che hanno la possibilità di rifiutare il rooming in e lo fanno tendono a sentirsi tremendamente in colpa. Cosa può dire a queste mamme?

 <<La priorità per una puerpera deve essere quella di recuperare le forze. Se una donna non se la sente di alzarsi per provvedere al bambino, ma preferisce limitarsi ad allattarlo deve sentirsi libera di farlo: non è certo questo che fa giudicare una mamma “non brava”. Va detto anche che ormai, se il parto è andato bene, non ci sono state complicazioni e il neonato è sano la dimissione dall’ospedale avviene mediamente in 48 ore: è lecito decidere di approfittare di questo brevissimo periodo per riposare senza la preoccupazione di un bebè da accudire>>.

Che consiglio può dare alle neomamme per i primi giorni a casa con il bebè?

<<Non chiedere troppo a se stesse. Delegare qualunque incombenza non debbano svolgere in prima persona. Dormire (o comunque) riposare anche sulla base del sonno del bambino: se il piccolo tende a piangere di notte e a stare tranquillo di giorno, coricarsi accanto a lui ogni volta che c’è l’occasione di sfruttare le ore di pace. Infine, evitare di ricevere troppi ospiti fin dalle prime settimane dopo il parto. Le visite stancano e non è una buona idea che il bambino, almeno quando è molto piccolo, venga a contatto con numerose persone, che potrebbero portare in casa dei microbi. In generale, il bambino non deve essere baciato da chi non appartiene al nucleo familiare. Ben vengano invece le nonne, le sorelle e chiunque sia disponibile a dare realmente una mano nella gestione della casa, della cucina e della spesa>>. 

NEONATO MORTO A ROMA, UN’IPOTESI DA VERIFICARE

Ancora non è stato escluso completamente che la morte del piccolo Carlo (questo il nome del neonatino romano) sia stata causata da un evento raro, ma descritto in letteratura: il “collasso post natale” noto con la sigla come SUPC (Sudden Unexpected Postnatal Collapse). Colpisce 8 neonati ogni 100 mila, e si tratta della morte improvvisa e inaspettata nella prima settimana di vita di un neonato apparentemente sano. L’ipotesi è che possa essere determinato da malattie sottostanti, per esempio che coinvolgono il cuore, non diagnosticate in quanto non rilevate alla nascita.

LE REGOLE INDEROGABILI 

Per la prevenzione sia del collasso post natale, sia dell’altro drammatico evento chiamato con la sigla SIDS (Sudden infant death sindrome), in italiano “morte in culla” o “morte bianca” esistono regole da applicare in maniera puntuale e costante. Anche le cause della morte bianca ancora oggi non sono state chiarite.  Eccole le regole, da applicare dalla nascita.

  • Coricare il bebè sempre e solo a pancia in su
  • Allattare al seno
  • Non fumare in gravidanza e non esporre il bambino al fumo passivo
  • Aerare le stanze in cui eventualmente si fuma prima di farvi rientrare il bambino
  • Non coprirlo eccessivamente durante il sonno
  • Non surriscaldare la stanza in cui il piccolo dorme: la temperatura ideale è intorno ai 18 massimo 20 gradi
  • Non utilizzare materassi e cuscini morbidi, in cui il bimbo possa sprofondare
  • Non lasciare spazi vuoti tra materasso e lettino
  • Tenere la culla del neonato nella stanza matrimoniale, ma non far dormire il bebè nel lettone
  • Non adagiarlo mai nella culla o nel lettino con addosso catenine, braccialetti o simili
  • Offrire il ciuccio quando l’allattamento al seno è bene avviato.
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