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I primi giorni con il neonato sono sempre emozionanti, ma difficili. All’inizio, il pianto del bebè sembra sempre uguale e mamma e papà non sanno esattamente a cosa attribuirlo. Ma più passa il tempo e più comprendono i motivi che stanno dietro a ogni sfumatura. Si tratterebbe di una questione di istinto e sopravvivenza, ma anche di esperienza. La conferma arriva da uno studio condotto sui topi da un gruppo di ricercatori statunitensi, della Nyu Grossman School of Medicine, pubblicato su Nature.
Uno studio su topi femmine
Gli studiosi hanno condotto una ricerca in laboratorio su un gruppo di topi femmine che avevano appena avuto dei cuccioli. Hanno prima osservato il loro comportamento e poi condotto una serie di esami. Lo scopo era capire come le neomamme reagissero al pianto dei topolini e quali parti del loro cervello si attivassero in risposta ai vari tipi di pianto.
Il pianto dei cuccioli attiva le mamme
Analizzando i dati raccolti, gli esperti hanno visto innanzitutto che le femmine di topo, anche se erano al primo parto e dunque alla prima esperienza “come mamme”, non appena udivano il pianto dei cuccioli si affettavo istintivamente ad avvicinarsi e soccorrerli. In secondo luogo, hanno scoperto che quando le mamme topo sentivano dei lamenti, nel loro cervello si attivavano alcune cellule nervose della corteccia uditiva, la parte del cervello che elabora il suono.
L’esperienza aiuta
Gli scienziati hanno notato infine che i topi più esperti, ossia che avevano cuccioli un po’ più grandi o che avevano già avuto cuccioli prima, tendevano a riconoscere di più le varie tipologie di pianto e a distinguere quelle che richiedevano subito attenzione rispetto ai topi meno esperti, che avevano poca esperienza di assistenza. Quest’ultimo gruppo, infatti, si attivava prontamente solo in risposta a una gamma ristretta di pianti. Tuttavia, era comunque in grado di prendersi cura dei piccoli grazie alla convivenza con gli animali più avvezzi all’accudimento.
Gli autori dello studio hanno concluso che nell’interpretazione del pianto di un cucciolo entrano in gioco tre fattori chiave: istinto, sopravvivenza ed esperienza. “I nostri risultati mostrano che mentre alcune abilità genitoriali sono innate, c’è una significativa curva di apprendimento. Per i topi madre, e forse anche per gli esseri umani, l’esperienza guadagnata con fatica è importante” hanno spiegato.
Fonti / Bibliografia
- Innate and plastic mechanisms for maternal behaviour in auditory cortex | NatureInfant cries evoke powerful responses in parents1–4. Whether parental animals are intrinsically sensitive to neonatal vocalizations, or instead learn about vocal cues for parenting responses is unclear. In mice, pup-naive virgin females do not recognize the meaning of pup distress calls, but retrieve isolated pups to the nest after having been co-housed with a mother and litter5–9. Distress calls are variable, and require co-caring virgin mice to generalize across calls for reliable retrieval10,11. Here we show that the onset of maternal behaviour in mice results from interactions between intrinsic mechanisms and experience-dependent plasticity in the auditory cortex. In maternal females, calls with inter-syllable intervals (ISIs) from 75 to 375 milliseconds elicited pup retrieval, and cortical responses were generalized across these ISIs. By contrast, naive virgins were neuronally and behaviourally sensitized to the most common (‘prototypical’) ISIs. I...
- Experience & Instinct: Both Count When Recognizing Infant Cries in Mice | NYU Langone NewsNYU Langone study finds a combination of learned skills and ingrained instincts helps babysitter mice to care for infants. Learn more.