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Imparare a capire perché il neonato piange richiede tempo, pazienza e serenità: non sempre, infatti, c’è una ragione specifica e soprattutto non è facile scoprirla riconoscere il tipo di pianto del bebè. Non a caso stanno conquistando il mercato app che promettono di decriptare il pianto del neonato. In ogni caso mamma e papà possono ugualmente provare a capire che cosa il loro bebè “vuole dire” osservando alcuni inequivocabili segnali quando il neonato piange. Ecco un utile vademecum per genitori alle prime armi.
Ha fame
La fame è il motivo più frequente per cui un neonato piange. Può piangere spesso per la fame perché durante le prime settimane il ritmo delle poppate non è regolare e la crescita è repentina. Non bisogna spaventarsi se sembra che pianga anche se ha mangiato da poco: il bebè può avere fame spesso e bisogna accontentarlo. Con il passare dei giorni, questo tipo di esigenza si regolarizza, così come il ritmo e il numero delle poppate. Il bebè dunque piangerà meno.
Com’è il pianto: inizia flebile, ma cresce progressivamente, diventando sempre più acuto con il passare dei minuti.
Ha il pannolino sporco
Ad alcuni bambini dà molto fastidio essere sporchi, anche se va detto che ormai i moderni pannolini eliminano quasi del tutto questa sensazione. Comunque, è sempre meglio cambiare il piccolo spesso e ovviamente ogni volta che fa la cacca. Meglio controllare anche che il pannolino non sia troppo stretto: magari è quello a dare fastidio.
Com’è il pianto: irritato e lamentoso.
Ha troppo caldo o troppo freddo
Sembra banale, ma anche i neonati hanno freddo o caldo, più di noi, tra l’altro, perché il loro sistema di termoregolazione corporea non è ancora maturo. Dunque, se piange bisogna verificare che non sia troppo coperto o, al contrario, che non abbia freddo. Come si fa? Basta inserire un dito tra la parte bassa del collo, quasi all’altezza delle scapole, e il vestitino: se si sente la pelle calda e umida, vuol dire che ha troppo caldo, se è fredda, il contrario.
Com’è il pianto: lamentoso, non eccessivamente acuto.
Vuole essere preso in braccio
A volte il bambino piange perché vuole semplicemente essere tenuto in braccio. E qui iniziano i dubbi dei genitori: “e se lo viziamo?”, “e se poi gli diamo cattive abitudini?”. Niente paura: nei primi mesi non si può parlare di vizi se si concedono le coccole al proprio bebè. Certo è che non si può certo trascorrere la giornata con il piccolo in braccio: gli si deve anche insegnare a stare un po’ da solo. Utilissimi, al riguardo, sono la sdraietta, la fascia e il marsupio, che lasciano autonomia di movimento ai genitori.
Com’è il pianto: inizia lento e flebile, per poi diventare più agitato. Spesso è a intermittenza, cioè si calma per qualche minuto, ma poi riprende. Può essere accompagnato da movimenti delle braccia.
Ha bisogno di calma
Per i neonati i ritmi caotici sono fastidiosi. Se la casa è piena di gente, per esempio, o viene preso in braccio da tutti, oppure ha sonno e non riesce a rilassarsi perché c’è troppa luce o rumore, il bebè scoppia a piangere, ma si calma non appena lo si porta in una stanza in ombra e silenziosa, gli si sussurra parole dolci e lo si culla un po’.
Com’è il pianto: nervoso, a intermittenza.
Non sta bene
Se ha la febbre, il raffreddore o mal di pancia, il bebè piange per segnalare che qualcosa non va. In caso di dubbio, chiamare sempre il pediatra, soprattutto se si riscontrano alcune linee di febbre (sopra i 37° C).
Com’è il pianto: irritato, a intermittenza, in base al malessere. In caso di coliche gassose è accompagnato da movimenti delle gambe.
Sei consigli in più
Spesso non c’è un perché definitivo al pianto del bambino. Possono essere più cause insieme, la noia, un disagio, o semplicemente perché vuole comunicare con i genitori e sa, per ora, solo piangere. Se si nota che il bebè è nervoso, piagnucola e non si riesce a calmare, ecco alcuni consigli che si possono provare come possibili rimedi per rilassarlo.
- Avvolgerlo e tenerlo in braccio ben stretto. Alla maggior parte dei neonati piace la sensazione di protezione e sicurezza che hanno provato nel grembo materno. Per questo si può provare ad avvolgere il bambino in una coperta o metterlo in una fascia porta-bebé.
- Provare a fargli sentire alcuni “rumori” o suoni dolci. Il suono di una musica soft o il canto di una ninna nanna, ma anche il rumore regolare di una lavatrice o di un aspirapolvere in sottofondo, possono avere un effetto calmante.
- Cullare il bambino. Alla maggior parte dei bambini piace essere cullati dolcemente.
- Fargli un massaggio può aiutare il bambino a calmarsi. I bambini che soffrono di coliche gassose (che durano circa tre mesi) a volte si calmano se gli si accarezza dolcemente il pancino. Si possono apprendere le tecniche del massaggio neonatale frequentando un corso o leggendo un manuale specifico.
- Fargli succhiare qualcosa. Alcuni neonati hanno il marcato bisogno di succhiare, e ciucciare il succhietto o una pezzuolina morbida può essere per loro un gran piacere.
- Qualche volta lasciare che il piccolo si calmi da solo, o almeno che ci provi: non si tratta di essere cattivi con lui, ma di cominciare fin da subito a stimolare la sua autonomia. Capita, infatti, che trascorsi 3-4 minuti di pianto, il bebè si calma da solo, accorgendosi magari delle apine sul suo lettino, inizia a giocare con il lenzuolino o con le sue manine.