Non appena il neonato inizia a respirare da solo, l’ostetrica (o il papà, come oggi sempre più spesso avviene) annoda il cordone ombelicale a pochi centimetri dalla sua pancia e lo “taglia”, fermandolo con una sorta di molletta (cord clamp): a questo punto il moncone (cioè il residuo del funicolo) non più irrorato dai vasi, passa dal colore perlaceo e dalla consistenza morbida a un colorito bruno-nerastro mentre un po’ per volta si secca. La parte del cordone attaccata alla placenta della mamma viene, invece, espulsa dall’utero durante il secondamento con la placenta stessa.
Il moncone, poi, cade da solo nel giro di due-tre settimane e, con il suo distacco, si formerà l’ombelico vero e proprio del bambino: in questo arco tempo, bisogna avere cura della zona intorno al moncone e mantenerla pulita per evitare complicazioni. Dopo la caduta del moncone, rimane la ferita ombelicale che cicatrizza in 8-10 giorni (spesso anche meno), retraendosi verso l’interno: in questo periodo è meglio proseguire la medicazione con acqua ossigenata almeno per i primi giorni.
Il bebè non sente alcun male
La prima cosa che mamma e papà devono sapere è che il bambino non avverte dolore quando gli si tocca il moncone del cordone ombelicale: è, infatti, di una parte “morta”, non innervata, destinata a cadere per essicamento naturale. Quindi, se il neonato piange mentre lo si medica, è quasi sempre perché ha freddo o non ha voglia di essere toccato. Quindi nessun timore: la pulizia quotidiana può essere fatta con tranquillità, due o tre volte al giorno e comunque ogni volta che il bambino si sporca (di urina o di feci) e si bagna. La cosa importante, infatti, non è che il cordone sia disinfettato (a meno che non abbia problemi particolari), ma che sia asciutto e pulito per favorire, appunto, il processo di essiccamento. Per questo, occorre evitare il bagnetto completo fino alla sua caduta (nell’attesa si può, comunque, pulire il bebè con brevi spugnature localizzate con acqua tiepida). Anche la forma che ha l’ombelico dopo la caduta del moncone è variabile. In alcuni casi può presentarsi un ombelico cutaneo: anzichè formare una fossetta, ha l’aspetto di una cicatrice leggermente sporgente a causa dell’eccessiva produzione di pelle; in altri, invece, può originare un ombelico amniotico, piatto e poco profondo per la scarsa produzione di pelle.
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Se tarda a cadere
I neonati non sono tutti uguali e già dalle prime settimane di vita si notano sensibili differenze: una di queste riguarda proprio i tempi di caduta e di cicatrizzazione del cordone ombelicale. Di solito, il distacco del moncone avviene in 1-2 settimane ma sono considerati normali anche tempi di caduta che arrivano a tre settimane (o al contrario dopo pochi giorni). Il ritardo della caduta del moncone ombelicale può essere legata a diversi fattori: prematurità, eccessiva componente gelatinosa, maggiore lunghezza del moncone, infezione (in questo caso sarà necessario l’uso dell’antibiotico).Alcuni pediatri prescrivono una pomata cicatrizzante nel caso si superino le tre settimane e il moncone non sia ancora caduto.
Disinfettanti: sì o no?
Già in ospedale viene insegnato ai neogenitori come fare la medicazione del cordone ombelicale; tra i medici ci sono però pareri discordanti circa l’uso o meno di disinfettanti per medicare la zona ombelicale. Nella maggior parte dei casi viene consigliato di utilizzare alcol bianco perché è convizione generale che favorisca la cicatrizzazione, evitando infezioni. Ci sono anche scuole di pensiero che propongono il mercurio-cromo, l’acqua ossigenata, la clorexidina, o metodi più naturali come la tintura madre di calendula. Un antico rimedio consiste nell’utilizzo di zucchero salicilico: si disinfetta cioè la parte con una preparazione a base di zucchero a velo (97%) e acido salicilico (per il restante 3%) che sembra efficace sia contro la proliferazione di germi sia per ridurre i tempi di caduta del moncone. In realtà, disinfettanti o prodotti anche naturali sono spesso inutili: l’essicamento del cordone è infatti un processo naturale e quasi mai c’è bisogno di interventi esterni per accelerarlo. È importante però mantenere la parte asciutta e pulita e segnalare subito al pediatra eventuali anomalie (arrossamenti, presenza di cattivi odori, di pus o la formazione di un’ernia).
Quando chiamare il pediatra
Solo se si notano i seguenti fenomeni, è il caso di rivolgersi subito a uno specialista che prescriverà la cura più adatta
- arrossamenti e rigonfiamenti sulla pelle intorno all’ombelico: potrebbe trattarsi di un’infiammazione;
- secrezioni giallastre e purulente alla base del moncone: è in atto un’infezione (curabile con antibiotici);
- rigonfiamento dell’ombelico che tende ad aumentare quando il neonato piange, fa uno sforzo o tossisce: c’è il sospetto di ernia ombelicale;
- ritardo nel distacco del moncone ombelicale oltre le 4 settimane dalla nascita del piccolo;
- se la cicatrice dopo la caduta resta umida, con muco, sangue e una lieve escrescenza: può trattarsi di granuloma ombelicale, ossia di un’eccessiva presenza di tessuto della cicatrizzazione.