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ll primo bagnetto al neonato, come tutti gesti che accompagnano i primi momenti di vita, può suscitare qualche apprensione nei genitori alle prime armi. Ma tutto si risolve nel giro di breve tempo. Ecco le risposte dell’esperta, la dottoressa Cosma Padula, coordinatrice delle ostetriche all’Ospedale Santa Maria di Bari ai dubbi più frequenti su come si fa il primo bagnetto al neonato. E anche quando cresce…
Come si lava il neonato prima della caduta del moncone?
Per il primo bagnetto al neonato non ci sono dei tempi standard d’inizio. In teoria, contrariamente a quanto si pensa di solito, si potrebbe iniziare a lavare il bebè sin da subito, quando si rientra dall’ospedale. Alcune vecchie credenze affermano, infatti, che per il primo bagnetto al neonato sarebbe opportuno attendere la caduta del moncone ombelicale per paura che si sviluppino infezioni: in realtà non vi è nessuna controindicazione all’immersione del bebè in acqua sin da subito, quando il moncone è ancora presente. Quello che bisogna fare è ricordarsi di asciugare molto bene la parte a fine bagnetto: è fondamentale, infatti, che non rimanga bagnata o umida, perché così si può in effetti favorire la proliferazione dei batteri.
In ogni caso, se genitori che preferiscono non fare il bagnetto fino alla caduta del moncono, possono lavare il piccolo “a pezzi”, prima la parte superiore (ricordando di tenergli il pannolino altrimenti potrebbe fare pipì proprio sul più bello) lavando la testina, il viso, il petto e le manine, per poi passare alla parte inferiore con le parti intime e le gambe.
Quante volte a settimana lavare un neonato?
Non c’è alcun obbligo a fare il bagnetto tutti i giorni, anche se in estate può essere un momento piacevole per rinfrescare e rilassare il piccolo. Quello che conta, infatti, è cercare di “interpretare” le reazioni del neonato: se l’immersione risulta poco gradita bisognerebbe cercare di capirne le ragioni del disagio, che possono andare dal momento della giornata in cui si fa il bagnetto alla temperatura dell’acqua. Se proprio non piace, si può diradare la frequenza – di regola comunque non meno di volte a settimana – e la durata dell’immersione (bastano pochi minuti).
Quando è meglio fare il bagnetto ai neonati?
Non esiste né il momento giusto per fare il bagnetto né al contrario quello che dovrebbe essere evitato, anche se molte mamme continuano a credere che sia opportuno lavare il bebè sempre prima della poppata. In realtà, il lattante affamato che attende il latte e si vede immergere nell’acqua rischia di mettersi a strillare ancora di più! L’importante è, dunque, scegliere un momento della giornata in cui si abbia abbastanza tempo a disposizione: il bagnetto rappresenta una pausa di relax sia per il piccolo sia per i genitori, un momento durante la quale coccolarsi a vicenda ed è importante quindi non trasformarlo in un appuntamento obbligato di cui liberarsi in fretta.
Come lavare il neonato nella vaschetta?
L’ideale è fare il bagnetto al piccolo nell’apposita vaschetta in materiale plastico che ha le misure adatte e offre, quindi, massima sicurezza ed è più comoda sia per il bebè sia per i genitori che possono lavarla e disinfettarla con facilità. Attenzione in ogni caso a non mettere mai la vaschetta in piani poco stabili da cui potrebbe accidentalmente cadere: meglio un ripiano spazioso e non troppo basso, per evitare che al genitore venga mal di schiena. Si può anche lavare il bebè nella vasca da bagno, ma questo richiede più sforzo e maggiore attenzione: occorre, infatti, lavare sempre con cura la vasca prima del bagnetto e procedere stando molto attenti perché c’è il rischio che il bebè scivoli.
È poi importante approntare con cura l’ambiente dove si fa il bagnetto, in modo da avere a portata di mano tutto quello che occorre senza doversi allontanare, neppure un attimo. Il bebè, infatti, non va mail lasciato solo perché, oltre al rischio di annegamento che può esserci persino in poca acqua, può inalare acqua schizzata oppure, scivolando, spaventarsi o farsi male.
Quanti gradi deve essere l’acqua per un neonato?
Quella ideale è intorno ai 37° C, un po’ più fresca in estate, un po’ più calda in inverno. Per non esagerare in un senso o nell’altro è importante almeno all’inizio dotarsi di un termometro apposito. Solo quando si diventa più sicuri, si può misurare la temperatura dell’acqua immergendovi il gomito. Attenzione in ogni caso se si tiene la vaschetta nella vasca da bagno a non far mai scendere l’acqua dal rubinetto per evitare ustioni o colpi di freddo.
La temperatura della stanza è altrettanto importante di quella dell’acqua e non dovrebbe mai scendere sotto i 22° C, in modo che il bebè non prenda freddo quando è nudo. Se serve, si può riscaldare l’ambiente con una stufetta prima del bagnetto, evitando però di lasciarla accesa durante l’immersione perché l’aria potrebbe diventare troppo secca.
Cosa usare per fare il bagnetto ai neonati?
La pelle del bebè è particolarmente fragile: le fibre di elastina e di collagene che danno sostegno sono poco sviluppate e manca del tutto il film idrolipidico, lo strato lipidico che isola la cute, la protegge dalle aggressioni esterne e frena l’evaporazione dell’acqua dall’interno evitandone la disidratazione. Per di più quando il bambino nasce a termine ha la cute molto secca che potrebbe cominciare a “spellarsi”; il bagnetto rischia così di diventare critico per l’epidermide, soprattutto se si sbaglia nella scelta del detergente: formulazioni aggressive molto schiumogene possono, infatti, accentuare l’aridità e provocare irritazioni. No tassativo, quindi, ai prodotti che si utilizzano per l’igiene degli adulti: anche se sono delicati non hanno una formulazione studiata sulle necessità dell’epidermide delicata del bebè.
Oltre a usare detergenti specifici per il bebè – fluidi, in gel oppure in olio – è bene non esagerare mai con la quantità. Ne bastano poche gocce da aggiungere nella vaschetta oppure in alternativa sulla spugna che si usa per lavare il piccolo.
Come asciugare il neonato dopo il bagnetto?
Terminato il bagnetto, è importante asciugare bene il neonato con una salvietta morbida, tamponando la pelle, senza strofinarla con vigore perché – essendo delicata – potrebbe irritarsi e arrossarsi. Attenzione in modo particolare alle pieghe della cute che non vanno lasciate umide per evitare macerazioni, che possono causare irritazioni, rossori e prurito, diventando anche terreno fertile per la proliferazione dei germi. Per asciugare l’orecchio si può usare un fazzoletto da passare solo nel padiglione e mai all’interno del condotto auricolare.
La pelle del neonato non ha bisogno di particolare idratazione: la crema va applicata, quindi, solo se la cute è secca e sempre su indicazione del pediatra. Si può usare invece un olio specifico per regalare al piccolo il piacere di un delicato massaggio, un momento privilegiato di contatto e di rapporto tra la mamma e il bebè, prima di rimettergli il pannolino pulito e di rivestirlo.