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Durante la gravidanza e nelle prime settimane di vita del bebè, i genitori si preoccupano costantemente per la sua salute. In molti casi, però, non pensano alla vista. Invece, anche gli occhi possono essere soggetti a problematiche più o meno serie fin dalla nascita. Ecco perché, fra i controlli previsti nelle prime ore in ospedale, spesso si fa anche l’esame del riflesso rosso, una semplice indagine che può rivelare informazioni preziose.
L’esecuzione è molto semplice
L’esecuzione del test del riflesso rosso è molto semplice. Il medico indirizza verso gli occhi del piccolo un oftalmoscopio, uno strumento che emette una luce che attraversa tutte le parti trasparenti dell’occhio fino alla retina (la membrana che riveste internamente l’occhio e che ha la funzione di registrare i segnali luminosi e di convertirli in impulsi elettrici). Se occhi e vista funzionano perfettamente, questa luce genera un riflesso rosso, di qui il nome del test. Se entrambi gli occhi mostrano la presenza del riflesso rosso, dunque, significa che è tutto nella norma. Quando, invece, compare un’alterazione del riflesso rosso, per esempio un riflesso diminuito, macchie nere oppure un riflesso bianco, vuol dire che qualcosa sta bloccando le vie ottiche.
Le principali cause di alterazione
Nei neonati, l’alterazione del riflesso rosso è dovuta principalmente a tre situazioni. Innanzitutto, una cataratta congenita, l’opacizzazione del cristallino, la lente naturale presente nell’occhio che ha la funzione di mettere a fuoco le immagini sulla retina. In secondo luogo, può dipendere da un glaucoma congenito, una malattia degli occhi che consiste in una compromissione del campo visivo e della papilla ottica. In rari casi può essere il segnale di un tumore alla retina.
Meglio ripeterlo più volte
Per queste ragioni, in genere, in tutti i reparti maternità si esegue un test del riflesso rosso prima della dimissione del bebè. In questo modo, è possibile individuare precocemente eventuali problematiche, che possono essere trattate con tempestività. Gli esperti suggeriscono di ripetere l’esame anche durante i normali controlli eseguiti dal pediatra nel primo anno di età. Infatti, occorre considerare che dopo la nascita potrebbe essere presente un edema palpebrale che non permette una buona esplorazione dell’occhio. Inoltre, non sempre il piccolo è collaborativo. Meglio, dunque, ripetere la prova più volte per essere certi che è tutto a posto.