Boel test ai neonati: a cosa serve e come si fa l’esame dell’udito

Alberta Mascherpa A cura di Alberta Mascherpa Pubblicato il 08/01/2025 Aggiornato il 08/01/2025

È un esame che si esegue tra i 7 e i 9 mesi per capire se il neonato sente bene. Anche se servono altri controlli per rilevare una condizione di sordità, è comunque utile per individuare problemi di udito e indirizzare verso un intervento precoce.

Il boel test serve a verificare eventuali difetti dell'udito del neonato

Il Boel test, chiamato anche test delle campanelle, serve per valutare la capacità uditiva del neonato. Si tratta di un esame semplice, ma da eseguire con rigore, che il pediatra di base propone intorno ai 7-9 mesi di vita in occasione dei bilanci di salute di routine. Permette di accertarsi che il neonato non abbia disturbi uditivi. Si tratta di un test audiometrico comportamentale dal momento che si basa sull’osservazione delle modificazioni comportamentali del piccolo correlate a un suono standardizzato, quello di un campanellino.

La mancata risposta del piccolo al suono segnala la presenza di disturbi uditivi congeniti oppure temporanei che possono creare problemi nello sviluppo del linguaggio se non vengono precocemente individuati. Spesso è necessario ripeterlo perché diversi fattori possono influenzare la risposta del neonato. Servono poi ulteriori controlli per certificare una sordità grave.

Quando si fa

Il Boel test è un test audiometrico comportamentale che si basa sull’osservazione delle modificazioni comportamentali del piccolo correlate a stimoli sonori standardizzati. Si tratta di un test nato negli anni ’70 in Svezia, chiamato così perché “BOEL” è un acronimo delle parole svedesi “blicken orienterar efter ljudet“, che si traducono in “orientamento dello sguardo dopo stimolo sonoro”.

Il Boel test viene eseguito in occasione della visita prevista tra i 7 e i 9 mesi del neonato. Già a partire dalla 24esima settimana di gravidanza la maturazione dell’apparato uditivo risulta praticamente completata. La sensibilità dell’udito del neonato andrà, quindi, progressivamente affinandosi, stimolando reazioni specifiche e riconoscibili, in base a questo schema indicativo:

  • nelle prime settimane il bimbo volge lo sguardo verso la fonte sonora. Ha infatti quelli che si definiscono riflessi di allarme, del tutto involontari.
  • a 3 mesi ruota anche il capo in direzione dello stimolo acustico. Sviluppa quindi quelli che si definiscono riflessi di orientamento che hanno base volontaria.
  • a 5-6 mesi alza e abbassa la testa seguendo un suono che proviene dall’alto o dal basso. E’ la testimonianza che il piccolo comincia a provare piacere verso rumori e suoni e che ha sviluppato  il riflesso di orientamento degli occhi e del capo verso la sorgente sonora, dapprima sul piano orizzontale, poi su quello verticale.
  • a 7-9 mesi l’orientamento del capo verso la fonte sonora diviene più mirato anche in caso di stimoli leggeri. Il piccolo è in grado di orientare gli occhi verso la fonte sonora anche sul piano obliquo. E’ proprio per questo che il Boel test viene eseguito in questa fase dello sviluppo.
 

Come si fa l’esame

Il Boel test è un controllo di routine che viene effettuato dal pediatra. L’esame di per sé è semplice ma deve essere eseguito con rigore. Al proposito è bene che il pediatra tolga anelli, occhiali, orecchini e quant’altro potrebbe distrarre il bambino e convogliare l’attenzione deviandola dal suono. La stanza dove viene eseguito deve essere silenziosa.

Ecco come si procede:

  • il bimbo viene tenuto in braccio dalla mamma, mentre il medico gli sta seduto di fronte, a circa una quarantina di centimetri dal viso del piccolo.
  • per eseguire il Boel test il pediatra utilizza due semplici strumenti: un bastoncino rosso (detto “gripper”) e due coppie di anelli dotati di un campanellino che il medico infila sulle dita. La prima coppia di campanelli, detti “balls”, emette suoni che hanno una frequenza di 4.000 hertz; la seconda coppia di campanellini, detti “bells”, emette suoni che hanno una frequenza di 12.500 hertz; l’intensità dei suoni non supera i 45 decibel a una distanza di 20 cm dallo strumento di emissione.
  • durante l’esecuzione del test, in un primo momento il pediatra attira l’attenzione del piccolo muovendo davanti ai suoi occhi il bastoncino rosso che, non a caso, si definisce oggetto distraente. A questo punto, la mano con i campanellini viene posizionata dal pediatra al lato opposto rispetto a quello verso il quale è rivolto lo sguardo del bimbo, a circa 20 centimetri dall’orecchio del piccolo. I campanellini vengono fatti suonare uno alla volta, prima da un lato e poi dall’altro, con un adeguato intervallo di tempo tra una stimolazione sonora e l’altra.
  • Il neonato che non presenta disturbi dell’udito dovrebbe immediatamente girarsi in direzione della fonte sonora. Nel complesso l’esame dura circa una decina di minuti

Boel test negativo

Il neonato che non risponde allo stimolo sonoro potrebbe avere un difetto dell’udito. I difetti dell’udito si dividono in due categorie:

  • difetti di trasmissione: interessano l’orecchio esterno (costituito dal padiglione e dal canale uditivo esterno che servono a convogliare il suono) e l’orecchio medio (piccola cavità posizionata oltre la sottile membrana del timpano che svolge la funzione di trasmettitore e di amplificatore dei suoni) e sono causati da un’alterazione (come un tappo di cerume o un’infiammazione quale l’otite catarrale) che ostacola il passaggio del suono all’orecchio interno (la struttura che trasforma le vibrazioni sonore in impulsi elettrici che attraverso il nervo acustico raggiungono il cervello).
  • difetti di percezione: risultano determinati da una lesione o da un’anomalia dell’orecchio interno di origine congenita oppure acquisita.

Il difetto più importante dell’udito è la sordità grave che riguarda comunque solo 1-2 soggetti ogni mille nati. I controlli alla scuola primaria rilevano poi una percentuale di bambini, dall’1 al 6%, affetti da problemi uditivi di vario genere.

I piccoli più a rischio sono i nati prematuri o con ritardo dello sviluppo psicomotorio, quelli che hanno avuto infezioni neonatali e quelli nati da madri con situazioni sociali a rischio che spesso portano avanti la gravidanza senza effettuare i periodici controlli previsti.

Perché va ripetuto

Può succedere che alla prima esecuzione il Boel test risulti negativo. Se il primo stimolo non suscita risposta, il pediatra attende un paio di secondi prima di ripeterlo. Capita comunque con una certa frequenza che il bambino non evidenzi una reazione corretta al test anche in assenza di un effettivo disturbo dell’udito.

Ciò può dipendere da diversi fattori: la presenza di un raffreddore, per esempio, che spesso si associa a una temporanea riduzione della sensibilità uditiva per effetto dell’accumulo di muco all’interno dell’orecchio. A volte, poi, è semplicemente la tendenza a distrarsi del piccolo a impedire un’esecuzione corretta dell’esame.

Proprio per questi motivi, se la prima volta il bebè non reagisce come dovrebbe al test, il medico ripete l’esame dopo due settimane. Se, anche in occasione di questa seconda esecuzione, il piccolo risponde in modo anomalo dovrà essere sottoposto a controlli più approfonditi per verificare la presenza del deficit all’udito e le cause all’origine.

Se durante il test, infatti, non vengono rilevate risposte uditive da parte del piccolo, potrebbero essere necessari approfondimenti per determinare la presenza o l’assenza di un problema uditivo: in questi casi si può procedere con test uditivi più approfonditi oppure rinviare a un audiologo per ulteriori valutazioni.

Come si può fare oggi

L’esito del Boel test è condizionato dal luogo dove viene eseguito che deve essere silenzioso e dalle abilità dell’operatore nel condurlo, dalla cooperazione dei genitori che devono evitare di parlare e muoversi per non distrarre il piccolo nonché dalla capacità del bambino di mantenere un’adeguata attenzione per tutta la durata del test.

Non a caso può essere necessario ripeterlo più volte. Per questo di recente sono stati introdotti dei sistemi elettronici che permettono di effettuare il test di Boel in maniera più standardizzata.

Questi piccoli apparecchi, che si possono tenere dentro il palmo di una mano, riproducono con la pressione di un apposito tasto un suono sordo-grave a bassa frequenza intorno ai 125-150 Hz o un suono acuto-sonorizzato ad alta frequenza intorno ai 5.0-5.1 kHz, in modo perfettamente equivalente a quanto riprodotto dai campanellini del Boel test tradizionale.

 
 
 

In breve

Il test di Boel serve a valutare la risposta comportamentale agli stimoli uditivi nei bambini piccoli, attorno ai 7 -9 mesi, permettendo di intervenire tempestivamente qualora si riscontrassero anomalie nelle capacità uditive. Servono comunque ulteriori controlli per diagnosticare un’eventuale condizione di sordità.

 

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

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