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Sebbene il latte materno sia un alimento completo, il migliore in assoluto per un neonato, anche il bambino allattato al seno, quando viene alla luce, deve ricevere un’integrazione di vitamina K. Ecco perché.
Di che cosa si tratta
La vitamina K è una sostanza indispensabile all’organismo. In particolare, contribuisce alla produzione di alcuni elementi che servono per la coagulazione del sangue. Se manca, dunque, possono comparire emorragie. Tutti i neonati, alla nascita, sono carenti di questa vitamina. Ecco perché necessitano di una supplementazione. In Italia, nei punti nascita si procede in automatico alla somministrazione di vitamina K. Oggi, esistono due opzioni: iniezione intramuscolare o soluzione per bocca. La scelta viene fatta dal singolo ospedale.
Il latte materno ne è carente
La somministrazione di vitamina K dopo la nascita aiuta a prevenire le eventuali emorragie che possono verificarsi nella prima settimana di vita. I medici parlano di forma classica di malattia emorragica del neonato. Anche se in maniera meno efficace, questa manovra riduce anche il rischio di emorragia tardiva, fra il primo e il terzo mese. Va detto che il latte materno è molto povero di vitamina K, mentre quello vaccino e quello formulato ne contengono in buona quantità. Dunque, sono più soggetti alle emorragie tardive i bimbi allattati dalla mamma.
Anche sotto forma di gocce
Per questa ragione, nel caso di allattamento al seno si consiglia di continuare a integrare la vitamina K dall’esterno per i primi tre mesi di vita del lattante. Si può scegliere se somministrare la vitamina tutti i giorni oppure, in una dose più concentrata, una volta alla settimana. In entrambi i casi, la sostanza si trova sotto forma di gocce.