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Per le donne che hanno più gravidanze il rischio di sviluppare un tumore al seno si riduce del 50% rispetto a coloro che hanno un figlio solo e sono portatrici della mutazione BRCA1. È quanto emerge da uno studio della Columbia University’s Mailman School of Public Health.
Meno rischi anche se si è predisposte
Il rischio di tumore al seno per le portatrici della mutazione BRCA1 e BRCA2 è maggiore, ma le gravidanze multiple e l’allattamento al seno possono ridurre questa predisposizione: per le donne con mutazione BRCA1, il rischio si riduce del 21% in caso di 2 gravidanze portate a termine, del 30% in caso di 3 e del 50% in caso di 4. Per le donne portatrici della mutazione BRCA2, invece, gli esperti non hanno evidenziato una decrescita del rischio se non in caso di 4 o più gravidanze.
Il ruolo degli ormoni
Gli esperti spiegano che lo sconvolgimento ormonale legato alla prima gravidanza potrebbe avere un impatto più o meno rilevante sul rischio di tumore al seno a seconda dell’età di concepimento. I periodi sono cambiati di circa 10 anni tra le portatrici di BRCA2 e BRCA2, con un picco successivo per le portatrici di BRCA2.
Anche all’ovaio
I tumori ereditari al seno e all’ovaio causati da mutazioni genetiche BRCA 1 e 2, anche conosciuta come “mutazione Jolie” (14% del totale dei tumori al seno e 10% del totale dei tumori ovarici) hanno il 50% di probabilità di essere trasmessi da entrambi i genitori ai figli, sia maschi sia femmine. I test BRCA rappresentano un prezioso strumento per identificare la presenza di eventuali situazioni di alto rischio genetico nelle donne con tumore della mammella o dell’ovaio e in donne sane giovani.