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A partire dai 3 anni il bambino entra in possesso di un nuovo, potente, mezzo per interagire con l’ambiente esterno: il linguaggio. E proprio a questa età le domande dei bambini diventano sempre più insistenti, tant’è che questa fase della crescita viene chiamata anche l’ “età del perché”.
Una curiosità innata
Le domande dei bambini, però, oltre che a soddisfare la loro innata curiosità, hanno lo scopo di permettere al piccolo di valutare il livello di interesse e di ascolto che i “grandi” gli riservano.
Per questo rispondere alle domande dei bambini in maniera spazientita o dimostrare insofferenza verso le loro richieste di spiegazioni, quindi, sarebbe un errore: una risposta data con calma e serenità, con un tono di voce rilassato serve anche a rassicurare il bambino circa l’affetto e l’interesse che mamma e papà nutrono per lui.
Come cambiano con gli anni
Il tipo di domande dei bambini rivolte ai “grandi” è connesso al livello della maturazione psico-fisica raggiunta dal bambino. In particolare, tra i 2 anni e mezzo e i 3 anni di età, la maggior parte delle domande riguarda l’ambiente circostante. Il piccolo osserva il mondo intorno a lui e chiede all’adulto spiegazioni su una serie di fenomeni che stimolano la sua curiosità (“Perché il fuoco scotta?” “Perché il nonno ha i capelli bianchi?”).
In questi casi si dovrebbe rispondere evitando spiegazioni troppo tecniche o complicate. Inoltre, se non si conosce la risposta, è meglio ammetterlo apertamente, evitando di inventarsi spiegazioni infondate. Il bambino, infatti, potrebbe riporre in seguito lo stesso quesito e una risposta diversa finirebbe per confonderlo mentre a quest’età ha bisogno di riferimenti certi e chiari.
Le domande imbarazzanti…
Dopo i 4 anni l’interesse del bambino tende a orientarsi per lo più verso la sfera personale e sessuale. È proprio in questa fase che fanno la loro comparsa le prime domande imbarazzanti che spesso tendono a mettere a disagio mamma e papà. È importante evitare di essere elusivi, per esempio dichiarando che “queste sono cose da grandi”: bisognerebbe invece fornire sempre una risposta pur tenendo conto dell’età del piccolo.
… e quelle più difficili
Altre domande difficili sono quelle relative alla morte. Intorno ai 3-4 anni i bambino tende a connettere la morte a un’idea di assenza-sparizione e a un senso di angoscia simile a quella provato da piccolo quando la mamma si allontanava e non sapeva ancora che sarebbe tornata. L’idea di una perdita definitiva è ancora inconcepibile per lui e di fronte a una domanda diretta pur evitando di mentire o nascondere è consigliabile cercare di “ammorbidire” questo concetto per esempio ricorrendo a espedienti quali la stellina o la nuvoletta in cielo allo scopo di trasmettere al bimbo un’idea di continuità che renda più sopportabile questo pensiero.