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Una delle maggiori preoccupazioni durante l’allattamento è di ammalarsi o doversi sottoporre ad alcuni esami, ritenuti pericolosi e invasivi. Tra questi ultimi, spiccano le indagini con i mezzi di contrasto. In realtà, i medici spiegano che gli effetti di tac e risonanza sul latte materno non sono preoccupanti.
L’indagine del Burlo Garofolo
Una ricerca condotta dalle Asl di Trieste, guidata da Riccardo Davanzo, responsabile delle attività di promozione dell’allattamento presso l’ospedale Burlo Garofolo di Trieste, ha evidenziato la forte preoccupazione e l’ansia delle mamme riguardo gli effetti di tac e risonanza sul latte materno. Per questo l’équipe medica ha deciso di fare chiarezza e di tranquillizzare le neomamme spiegando che i raggi ionizzanti, gli ultrasuoni ecografici e i campi magnetici usati per la risonanza, non sono dannosi per il latte materno e, dunque, per la salute del neonato. Inoltre, anche nel caso in cui vi sia necessità di utilizzare un mezzo di contrasto (al paziente viene iniettato uno speciale liquido), quest’ultimo non va comunque a intaccare la sicurezza del latte materno.
Allattamento sempre sicuro
Come confermato anche dalla Società italiana di radiologia medica, insieme alla Società italiana di pediatria e al Tavolo tecnico sull’allattamento al seno del ministero della Salute, gli effetti di tac e risonanza sul latte materno non sono, quindi, ritenuti dannosi per la salute del bambino. E ciò riguarda anche i neonati prematuri così come le prime settimane di vita del bambino, considerate le più delicate per crescita e salute.
Continuare regolarmente le poppate
In conclusione, se la neomamma deve sottoporsi a un esame come tac o risonanza magnetica (con contrasto o senza), può continuare con tranquillità ad allattare il proprio bambino, senza interrompere o saltare poppate. A tal proposito, fino a qualche tempo fa in caso di utilizzo di mezzi di contrasto i medici consigliavano di gettare il primo latte prodotto dopo l’esame. Invece, iecenti studi dimostrano che non vi è alcun problema ad attaccare il neonato al seno anche subito dopo aver effettuato l’indagine diagnostica in questione.