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Le donne che hanno allattato al seno il proprio bambino sono meno esposte al rischio di insorgenza della malattia di Alzheimer. Ecco, dunque, un ulteriore beneficio dell’allattamento al seno, oltre ai già noti vantaggi per la madre e per il bambino. Anzi, più è lungo il periodo dell’allattamento al seno, meno rischi esistono di incorrere nella malattia. La motivazione sembra essere in alcuni effetti biologici legati all’allattamento al seno, in particolare il ripristino della tolleranza all’insulina, che risulta ridotta nel corso della gestazione.
Più allattamento meno rischio di malattia
Ad avanzare l’ipotesi è una ricerca pubblicata sul Journal of Alzheimer da un gruppo di scienziati dell’università di Cambridge. Secondo la ricerca condotta su 81 donne, a lunghi periodi di allattamento al seno corrispondono riduzioni più significative del rischio di sviluppare la malattia neurodegenerativa. Nelle donne che avevano familiarità con la patologia, tuttavia, la correlazione positiva con l’allattamento è risultata meno evidente.
Dipenderebbe dagli zuccheri e dall’insulina
Molly Fox dell’Università di Cambridge ha studiato un gruppo di donne dai 70 anni in su e ha considerato una serie di fattori normalmente associati al rischio di ammalarsi di Alzheimer. Ha poi raccolto informazioni sulle donne, in particolare chiedendo loro se avessero allattato e per quanto tempo. Ciò che è emerso è che l’allattamento al seno riduce il rischio di ammalarsi di demenza, in modo proporzionale alla durata dell’allattamento stesso: questo perché ripristina il metabolismo glucidico (agli zuccheri) e la tolleranza all’insulina nel cervello, fisiologicamente alterate nei nove mesi di attesa del bebè. Oggi si va sempre più consolidando la teoria che l’Alzheimer sia appunto legato anche a problemi di resistenza insulinica e di eccesso di zuccheri nel cervello (tanto che si comincia a parlare anche di diabete di tipo 3, malattia legata proprio agli zuccheri e all’insulina, per indicare il morbo di Alzheimer).