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I vantaggi che l’allattamento al seno regala a mamme e bambini sono innumerevoli. Un recente studio israeliano ne suggerisce uno “nuovo”: la riduzione del rischio di sviluppare il disturbo da iperattività o ADHD (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder, ossia disturbo da deficit di attenzione/iperattività).
Che cos’è l’ADHD
L’ADHD è uno dei disturbi neuropsichiatrici più frequenti nell’età evolutiva. Colpisce dall’1 al 3% dei bambini di età inferiore ai sei anni. Si caratterizza per un livello elevato di disattenzione e una serie di comportamenti che denotano iperattività e impulsività. In pratica, chi ne soffre non riesce a controllare le proprie risposte agli stimoli ambientali, è disattento, iperattivo e impulsivo, al punto da arrivare, in alcuni casi, a compromettere la propria vita di relazione e scolastica.
La nuova ricerca
Lo studio ha riguardato un campione di bambini di età compresa tra i 6 e i 12 anni, alcuni dei quali affetti dal disturbo da iperattività e altri sani. Gli autori hanno incrociato i dati relativi alle condizioni di salute dei piccoli con quelli riguardanti il tipo di alimentazione ricevuta nei primi mesi di vita e le abitudini di allattamento al seno delle mamme. Hanno così scoperto che, e a parità di altri fattori di rischio per l’ADHD – tra cui peso alla nascita, legami genetici, complicazioni durante la gravidanza – fra la probabilità di sviluppare la malattia e l’allattamento artificiale c’era un’associazione. Più precisamente, dall’analisi è emerso che a tre mesi di vita soltanto il 43% dei bambini con il disturbo da iperattività era allattato dalle loro madri, contro il 73% di quelli sani. All’età di sei mesi l’allattamento al seno riguardava rispettivamente il 29% e il 57% dei piccoli.