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Da oggi fino al 7 ottobre si celebra la Settimana mondiale del”allattamento al seno e la lista, già molto nutrita, dei benefici che il latte materno , nutriente perfetto per il corpo e la mente del bambino, regala al bebè si arricchisce di una nuova voce, che riguarda gli effetti positivi sul microbioma intestinale. Secondo uno studio condotto da un’équipe di ricercatori britannici, della Newcastle University, pubblicato sulla rivista Nature, infatti, i bambini allattati al seno possono contare su una popolazione di batteri “buoni”, che protegge il tratto gastrointestinale e che con lo svezzamento si dissolve, almeno in parte.
Uno studio sui neonati
Gli autori hanno analizzato i dati di un altro studio, denominato TEDDY (The Environmental Determinants of Diabetes in the Young), che ha analizzato il legame fra fattori ambientali e comparsa del diabete. In particolare, hanno considerato 12.500 campioni fecali raccolti mensilmente di ben 903 bambini di età compresa fra i tre e i 46 mesi di vita. Lo scopo era capire se effettivamente il latte materno contribuisce a migliorare il microbioma intestinale.
Il microbioma cambia nei primi anni di vita
L’analisi dei risultati ha rivelato che il microbioma intestinale dei bambini si modifica nel tempo, seguendo tre distinte fasi: la fase dello sviluppo, che va dai tre ai 14 mesi, quella di transizione, dai 15 ai 30 mesi, e quella fase stabile, che inizia dai 31 mesi in poi. Non solo. Si è visto che l’allattamento al seno può contribuire a queste fasi e alla composizione della flora batterica intestinale. In particolare, nei bambini allattati al seno sono state trovate grandi quantità del genere di batteri Bifidobacterium, batteri benefici dotati di un significativo potenziale terapeutico, tanto che vengono utilizzati per la composizione dei probiotici. Anche nel latte materno sono stati rinvenuti alti livelli di questa comunità batterica. Nei bambini che non venivano più allattati, invece, questa comunità batterica era presente in scarse quantità. Con lo svezzamento, infatti, l’equilibrio batterico si modificava e molti Bifidobacterium venivano rimpiazzati da batteri del phylum dei Firmicuti, tipici di un microbioma aduto.
Tante cause
L’allattamento, comunque, non è stato l’unica discriminante. È emersa una correlazione significativa anche tra il parto vaginale e un temporaneo aumento di batteri della specie Bacteroides. Anche l’avere fratelli, il vivere con animali domestici e il luogo di nascita erano fattori che differenziavano i profili dei microbiomi gastrointestinali.
Il latte di mamma è insostituibile
Gli esperti hanno concluso che l’allattamento materno è fondamentale per formare un microbioma alleato della salute e come suggerisce anche l’Organizzazione mondiale della sanità dovrebbe rappresentare l’alimentazione esclusiva dei neonati per i primi sei mesi di vita. “Poiché una dieta senza latte materno fornisce diversi nutrienti al tratto intestinale, il rapido cambiamento della comunità batterica è probabilmente una risposta alle nuove fonti alimentari. Il microbioma tende progressivamente ad assumere un profilo stabile, che potenzialmente resterà tale per il resto della vita di un individuo” hanno spiegato gli autori.