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L’organismo del neonato è molto delicato e sensibile in quanto è ancora immaturo e meno sviluppato rispetto a quello di un bambino più grande. Nei primi mesi di vita, infatti, gli organi del bebè sono ancora in una fase di rodaggio e non funzionano perfettamente. Questa fase va dalla nascita fino circa allo svezzamento, che avviene, di solito, tra i 4 e i 6 mesi di vita. A questa età lo sviluppo dell’organismo del piccolo consente di passare da un’alimentazione a base di solo latte a una più varia. Fino ad allora, invece, il bebè è in grado di digerire solo il latte materno o quello formulato.
Perché avviene
Durante la poppata il piccolo ingerisce, oltre al latte, una certa quantità di aria. Si forma pertanto nell’estremità superiore dello stomaco una bolla d’aria (detta “bolla gastrica”), che si muove quando ha inizio la digestione. L’aria in eccesso presente nello stomaco procura una falsa sensazione di sazietà, che, talvolta, può spingere il piccolo a interrompere bruscamente il pasto a metà poppata, perché “si sente pieno”. In questo caso è opportuno fargli fare il ruttino, così che, eliminando l’aria in eccesso, possa riprendere poi a succhiare. Se invece il piccolo non smette di succhiare non occorre interrompere la poppata per fargli fare il ruttino. Sarà il piccolo stesso a comunicare alla mamma il bisogno di fare il ruttino, interrompendo la poppata.
Se il ruttino non si verifica
Il ruttino non è un segnale di benessere, quindi in caso di assenza non significa che il piccolo non ha digerito. Il bambino, infatti, può digerire anche senza fare il ruttino e non tutti i bebè lo fanno alla fine di ogni pasto. È sbagliato, perciò, credere che solo in caso di ruttino il bambino ha digerito bene. Il ruttino, oltretutto, è molto più frequente nei bimbi che succhiano voracemente, in quanto in questo modo ingurgitano una maggior quantità d’aria, e in quelli allattati con il latte formulato (al riguardo, la mamma deve fare sempre attenzione che la tettarella sia sempre piena di latte, tenendo il biberon leggermente inclinato). Una cattiva digestione può essere invece segnalata da altri fenomeni come, per esempio, la comparsa di macchie sulla pelle. Se invece il bambino cresce regolarmente (circa 150 grammi la settimana), riposa tranquillamente tra un pasto e l’altro e non manifesta segnali di intolleranza o allergia (per esempio attraverso frequenti episodi di diarrea), vuol dire che digerisce bene, anche se non fa sempre il ruttino.
Può dipendere dal tipo di latte
Il latte materno è senza dubbio l’alimento più adatto per il nutrimento del neonato, in quanto contiene tutti i principi nutritivi necessari al suo organismo per un corretto sviluppo. Inoltre il latte materno è un concentrato di vitamine e anticorpi (sostanze del sistema di difesa naturale) che proteggono il bebè da numerose malattie. È dimostrato, inoltre, che allattare il piccolo al seno rinforza il suo sistema immunitario (di difesa naturale), proteggendolo dalle allergie. Il latte materno è anche facilmente digeribile dal bebè grazie alla sua composizione più naturale e leggera. Nel piccolo allattato al seno, infatti, la digestione avviene in circa 2 ore-2 ore e mezzo, contro le 3 ore, se è nutrito con il latte formulato. Esistono, però, in commercio alcune formule specifiche, come il latte anti-rigurgito, più digeribili di quelle usate normalmente. Spetta al pediatra, di volta in volta, prescrivere la formula più adatta per l’allattamento del bebè.
I trucchi per facilitare il ruttino
Per aiutare il neonato a fare il ruttino e a facilitare la sua digestione, esistono alcuni piccoli accorgimenti che possono essere utili alla neomamma:
1 Far sedere il piccolo sulle proprie ginocchia, ben diritto, con il pancino appoggiato sulla propria mano destra. Con la sinistra dargli piccoli colpetti sulla schiena
2 È una delle posizioni più classiche per il ruttino: il bebè va tenuto con la schiena dritta e la testa appoggiata sulla propria spalla. Con la mano libera gli si massaggia dolcemente la schiena.
3 Seduto sulle ginocchia: questa è la posizione da adottare quando il piccolo vuole fare una pausa per espellere un po’ d’aria durante la poppata.
4 Sdraiato sulla pancia: anche questa posizione è utile per facilitare l’uscita dell’aria alla fine della poppata. Massaggiargli la schiena in modo lento e dolce.
5 Quando il bebè è più grandicello, si può farlo sedere sulle ginocchia, sostenendolo sotto le ascelle e facendogli fare dei leggeri “saltelli”.
Qualche consiglio in più
Il ruttino è provocato essenzialmente dall’accumulo di aria nello stomaco, di cui il bebè sente il bisogno di liberarsi. Questo problema riguarda soprattutto i neonati molto voraci (in questo caso la quantità di aria ingurgitata insieme al latte è maggiore). Occorre, innanzitutto, tranquillizzare il bambino al momento della poppata, facendogli le coccole e allattandolo in un ambiente rilassato. È anche importante che la mamma gli offra il seno o il biberon con delicatezza, frenando ogni suo impulso nervoso, in modo che possa succhiare lentamente. Questi semplici accorgimenti possono rivelarsi utili anche per prevenire il rigurgito, un fenomeno molto comune nei neonati, dovuto all’immaturità dell’apparato digerente del piccolo. In genere il problema del rigurgito si risolve nel giro di qualche mese, man mano l’organismo completa il proprio sviluppo e soprattutto quando il bambino comincia ad assaggiare i primi cibi solidi con l’inizio dello svezzamento. Per facilitare la digestione del bebè, è bene, comunque, non farlo agitare dopo la poppata, evitando giochi e capriole.
Se, nonostante questi accorgimenti, il neonato non fa il ruttino, non è il caso di preoccuparsi. Basta tenere il piccolo in braccio in posizione eretta per 15-20 minuti prima di metterlo nella culla.
Quando chiamare il pediatra
Alcune manifestazioni possono segnalare un problema di digestione. Occorre, per esempio, chiamare il pediatra se il piccolo non cresce regolarmente, quando è particolarmente irritabile, se ha sempre il pancino gonfio, soffre spesso di coliche gassose o fa grandi ruttini. I problemi digestivi possono manifestarsi anche attraverso episodi di vomito, intestino irregolare, stitichezza o diarrea. Occorre accertare che questi disturbi non siano provocati da un’intolleranza alimentare al latte (materno o formulato). In questo caso sarà il pediatra, una volta accertata l’intollerenza, a prescrivere la formula più adatta al piccolo.