Per una prima valutazione dell’efficacia dell’allattamento del bambino la neomamma può prendere in considerazione due elementi:
- l’aumento di peso, che va controllato una volta alla settimana. Una verifica più frequente, oltre che inutile, rischia di diventare fonte di ansia per la mamma;
- il numero di pannolini cambiati nelle 24 ore (2 o 3 di feci e 5-6 di urine incolore).
Già questi due elementi da soli possono rappresentare la migliore rassicurazione riguardo il benessere e l’alimentazione adeguata al lattante. Va inoltre ricordato che in ogni poppata sono fondamentali i primi minuti, quando la frequenza della suzione è molto elevata: da 70 fino a 100 atti al minuto. Poppate voraci garantiscono, infine, il giusto apporto sia del primo latte (leggero e dissetante) sia del secondo latte (più nutriente in quanto ricco di grassi), capace di determinare una sonnolenza fisiologica (cioè naturale) che accompagna la sazietà.
Con il termine rigurgito si intende una fuoriuscita di modesta quantità di latte non digerito entro circa mezz’ora dalla poppata. Si tratta di un fenomeno fisiologico (cioè naturale), che si osserva quando il bambino ha assunto più latte di quanto il suo stomaco non riesca a contenere oppure se ha inghiottito anche parecchia aria. In questo caso l’abitudine di far fare il ruttino al bimbo al termine della poppata può essere utile per facilitare la digestione.
Non è comunque il caso di preoccuparsi se la crescita settimanale del neonato è valida e non ci sono particolari interventi da attuare. Semmai, può essere consigliabile far cominciare il pasto quando il bimbo non è ancora particolarmente affamato, per fare in modo che inglobi meno aria possibile insieme al latte, fargli ultimare la poppata con il ruttino e sdraiarlo per la nanna a pancia in su leggermente sollevato dal piano della culla, ponendogli un cuscino dietro la schiena.
In alcune mamme il riflesso di emissione, cioè la fuoriuscita spontanea del latte scatenata dalla suzione o dalla semplice stimolazione del capezzolo, è così forte, da provocare un vero e proprio getto di latte, che non sempre il bebè sa “gestire”, cioè non riesce a coordinare i movimenti di suzione e deglutizione.
Per evitare che tossisca, può essere allora utile staccare il neonato dal seno, lasciando colare il latte in eccesso su un asciugamano o in un recipiente. Il neonato può essere riattaccato quando il latte ha cessato di uscire con forza. Si può anche spremere un po’ di latte poco prima di attaccare il neonato al seno, in modo da stimolare il primo riflesso di emissione, che di solito è il più violento, e attaccare il bebè quando il flusso di latte rallenta. Per far ciò è sufficiente spremere il latte da una mammella, attaccare il bambino e contemporaneamente lasciare scoperta l’altra, affinchè il latte goccioli spontaneamente grazie al fisiologico (cioè naturale) riflesso di eiezione del latte favorito dall’ormone ossitocina.
I neonati prematuri hanno ancora più bisogno del latte materno di quelli nati a termine: esso, infatti, è ricco di anticorpi (sostanze di difesa) e cellule vive che costituiscono una protezione valida e insostituibile nei confronti degli agenti infettivi. Inoltre, il latte prodotto dalla mamma di un bambino prematuro è ancora più ricco di proteine e di altre sostanze essenziali e, grazie alla presenza di un particolare componente (la lipasi) facilita la digestione e l’assorbimento dei grassi.
Nell’allattare al seno un bebè prematuro la posizione assume un aspetto fondamentale: il piccolo deve essere tenuto sul grembo materno, con la testa sollevata a livello del seno mediante l’uso di uno o più cuscini. Con la mano opposta al seno cui è attaccato, la mamma gli sorregge la testa, mentre con l’altra sostiene il proprio seno. Se il neonato non ha sufficiente forza per succhiare energicamente, è utile praticare ogni due-tre ore la spremitura manuale del seno e la raccolta del latte (si può conservare in frigorifero per 24 ore, in un opportuno contenitore sterile monouso) attraverso un tiralatte, da offrirgli poi con il biberon.
In caso di raffreddore è preferibile tenere il lattante in posizione eretta, in modo da aiutarlo a respirare meglio. Prima della poppata è, inoltre, consigliabile instillare nelle narici alcune gocce di soluzione fisiologica (acqua e sale in vendita in farmacia anche in formulazione spray), che consente una detersione più efficace delle fosse nasali. L’allattamento al seno non è, comunque, controindicato: il latte materno, anzi, grazie al suo contenuto di anticorpi, è utile anche nel favorire una più rapida guarigione del raffreddore.
Il latte materno contiene un ormone che rallenta la trasformazione della bilirubina, la sostanza di scarto che, accumulandosi, determina il colore giallastro della pelle tipico dell’ittero.
• Secondo alcuni studi, comunque la bilirubina, a meno che non raggiunga valori molto alti, svolge un’azione protettiva sui tessuti nei confronti dei possibili danni dovuti alla brusca esposizione all’ossigeno in occasione del rapido passaggio dall’ambiente intrauterino all’atmosfera esterna.
• In genere il valore massimo della bilirubina viene raggiunto tra il terzo e il quinto giorno di vita, dopo di che la concentrazione di questa sostanza incomincia a ridursi progressivamente senza conseguenze per il piccolo. Comunque, in questo periodo l’allattamento al seno non rappresenta una controindicazione.
Alcuni bambini nascono con un difetto del labbro superiore, che appare diviso nelle due metà da cui è composto. Talvolta a questa condizione, detta labioschisi, si associa anche un difetto del palato duro (si parla allora di labiopalatoschisi), ne consegue che la bocca e il nasino sono direttamente comunicanti.
• Entrambe le situazioni vengono corrette chirurgicamente nelle prime epoche di vita e, comunque, non controindicano l’allattamento al seno.
• I bambini con questi problemi possono essere allattati nella posizione in piedi, ponendoli verticalmente petto contro il petto della mamma, calibrando, in base alle necessità, la compressione del seno in bocca al bambino e aiutandosi con la mano per afferrare l’areola e il capezzolo tra due dita, per tenerlo fermo nella bocca del piccolo, stimolando al tempo stesso la fuoriuscita del latte.
Il mughetto è un’infezione molto frequente nei neonati provocata da un fungo, la Candida albicans, che si manifesta in bocca con chiazze biancastre, simili a coaguli di latte, visibili sulla parte interna delle guance. Il mughetto può essere favorito da numerosi fattori e spesso si associa a una candidosi nell’area del pannolino, ma non giustifica né tantomeno impone l’interruzione dell’allattamento al seno. In caso di mughetto, il pediatra prescrive una cura (toccature sulla mucosa orale, cioè il rivestimento interno della bocca) con un preparato antimicotico e una scrupolosa e metodica detersione sia della bocca del neonato che del seno materno.
Fonti / Bibliografia
- Ittero del neonato - Ospedale Pediatrico Bambino GesùÈ caratterizzato dal tipico colore giallastro della pelle, ma anche delle mucose e delle sclere. Nei neonati scompare nel giro di pochi giorni
- Labiopalatoschisi o labbro leporino - Ospedale Pediatrico Bambino GesùÈ una malformazione che si presenta con un'interruzione del labbro superiore, della gengiva e del palato. Le cause sono sconosciute e si può risolvere chirurgicamente