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Nonostante tutti gli sforzi fatti nei Paesi europei dell’Organizzazione mondiale della sanità, la percentuale di obesità infantile rimane alta, specialmente tra chi non è stato allattato al seno rispetto a chi lo è stato (16,8% contro 9,3%) e con picchi di obesità grave soprattutto tra i maschi, che in Italia toccano il 4,3%. È lo scenario fotografato da alcuni studi effettuati su obesità e allattamento al seno e presentati nel corso dello European Congress on Obesity di Glasgow (Regno Unito), effettuati con i dati della Childhood Obesity Surveillance Initiative dell’OMS, a cui l’Istituto superiore di sanità partecipa. La prevalenza di obesità severa, maggiore tra i maschi, varia significativamente da Paese a Paese e tocca le punte più alte nel Sud Europa. In Italia la percentuale è pari a 4,3%, con una tendenza alla diminuzione negli anni.
Fondamentali i primi sei mesi di vita
Uno di questi studi mostra che tra i bambini che hanno ricevuto allattamento al seno per almeno 6 mesi ci sono meno obesi rispetto ai piccoli che sono stati allattati per meno di 6 mesi e rispetto a quelli che non lo sono stati affatto. In media il tasso di obesità tra i bimbi non allattati al seno è pari al 16,8%, tra quelli con allattamento al seno per meno di 6 mesi è del 13,2% e tra coloro che invece hanno assunto il latte materno più a lungo diminuisce a 9,3%.
Tante cause in gioco
L’obesità infantile è un fenomeno multifattoriale, con possibili gravi conseguenze a lungo termine sulla salute e sulla società. Come tale va affrontato prima di tutto attraverso la prevenzione, a cominciare dall’allattamento al seno, per poi proseguire con programmi e iniziative nei bambini e giovani che aiutino a effettuare scelte salutari. Ma nel caso di obesità infantile grave bisogna garantire anche i servizi per aiutare questi bambini e le loro famiglie a contrastarla. In Italia negli ultimi anni abbiamo osservato una lieve diminuzione del fenomeno ma è ancora una sfida aperta.