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L’acqua ai neonati si può dare o è meglio di no? I genitori si pongono spesso questa domanda, soprattutto all’arrivo della stagione calda. In realtà, nei primi mesi di vita, quando i piccoli si nutrono di solo latte, l’acqua ai neonati sarebbe da evitare. Si può offrire a partire dallo svezzamento, nelle giuste tipologie e quantità, perché è un elemento importante per la crescita e il benessere. Vediamo qual è il momento adatto per introdurre l’acqua nell’alimentazione dei bambini piccoli e come ci si può regolare.
Come regolarsi quando il neonato ha sete?
“Se il bambino viene allattato al seno, almeno nei primi mesi di vita non ha bisogno di assumere altri liquidi” esordisce la dottoressa Federica Mongelli, neonatologa della Uoc Patologia Neonatale dell’Istituto Giannina Gaslini di Genova. “Il latte materno infatti generalmente soddisfa tutti i fabbisogni nutrizionali dei bambini e secondo gli esperti di queste organizzazioni nessun altro alimento, né solido, né liquido, è necessario in questo periodo”. Naturalmente è essenziale che la mamma attacchi il piccolo ogni volta che manifesta l’esigenza di poppare. Infatti la richiesta del bambino non ha solo l’obiettivo di placare la fame, ma anche di soddisfare la sete con l’acqua che, nel latte materno, è presente nelle giuste proporzioni.
Quanto dovrebbe bere la donna in allattamento
La donna dovrebbe assumere almeno due litri e mezzo di acqua al giorno, gran parte dei quali sono utilizzati proprio per produrre il latte. L’Institute of Medicine consiglia addirittura un apporto di acqua di circa 3,3 litri al giorno per le donne in allattamento, mentre l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare EFSA raccomanda un introito di liquidi giornaliero di almeno 2,7 litri.
Niente acqua al neonato allattato, perché?
“I genitori, anche nei primi mesi, possono sentire il bisogno di proporre dell’acqua al bambino perché temono che si disidrati. L’acqua non è dannosa ma, poiché non contiene nutrienti e aumenta il senso di sazietà, potrebbe teoricamente portare a un minore consumo di latte materno” aggiunge la dottoressa. “In questo modo si potrebbe ridurre l’apporto calorico influenzando negativamente la crescita e anche la durata dell’allattamento al seno potrebbe accorciarsi”.
Lo stesso discorso vale per il latte in formula, che contiene la giusta percentuale di acqua e quindi idrata l’organismo del piccolo. Di conseguenza è bene resistere alla tentazione di aggiungere acqua al latte in polvere quando viene ricostituito. Le dosi vanno rispettate scrupolosamente perché intervenendo di propria iniziativa si alterano le proporzioni dei componenti, con il rischio di non garantire al bambino la giusta proporzione di nutrienti. Se si hanno dubbi in proposito, è bene chiedere il parere del pediatra prima di proporre l’acqua ai neonati.
A che mese si può dare l’acqua al neonato?
In caso di allattamento esclusivo al seno, almeno fino ai primi sei mesi, non occorre acqua, né altro. A partire dai sei mesi si iniziano a introdurre altri alimenti, dando il via alla fase dello svezzamento, anche se la donna può continuare ad allattare il bambino al seno. Con lo svezzamento e l’introduzione dei cibi solidi, il piccolo può iniziare a bere acqua.
In caso di allattamento artificiale, lo svezzamento (e con esso l’acqua) può iniziare prima. Non esiste un consenso unanime da parte degli esperti sul momento ideale per avviare lo svezzamento dal latte artificiale, ma secondo le indicazioni della European Society for Pediatric Gastroenterology Hepatology and Nutrition l’introduzione dei cibi solidi può essere tollerata già a partire dal compimento del 4° mese di vita del bambino.
Quanta acqua occorre a un bambino
La dose consigliabile di acqua da proporre al bambino all’inizio dello svezzamento è di una-due tazzine da caffè al giorno (corrispondenti a circa 33-66 ml). Dopo il sesto mese e fino ai tre anni si raccomandano dai 600 ai 900 ml di acqua al giorno. Tenendo conto che un bicchiere d’acqua di dimensioni standard può contenere circa 200 ml di acqua, un bambino di questa età dovrebbe assumere dai tre ai quattro bicchieri e mezzo di acqua al giorno. Il fabbisogno di acqua potrebbe aumentare in determinate condizioni, come per esempio:
- se ha la febbre o il raffreddore, per idratare le mucose
- se ha diarrea, per ripristinare le riserve di acqua dell’organismo
- se fa molto caldo e aumenta la traspirazione
Per essere sicuri che il bambino sia sempre ben idratato, i genitori possono controllare la regolarità dell’emissione di urine, controllando che il pannolino non sia asciutto: se il piccolo bagna 6-8 pannolini al giorno significa che ha assunto un quantitativo adeguato di liquidi nell’arco della giornata. È anche possibile controllare che il bambino non sia disidratato osservando che labbra e pelle non siano secche e che non appaia visibilmente depressa la “fontanella” sul capo. Questo però è già un segno tardivo di seria disidratazione.
Come capire se il bambino ha sete?
È il bambino stesso, grazie al senso di sete, ad autoregolarsi sul quantitativo di acqua da assumere. È preferibile offrire acqua in tazzina o bicchiere per far sì che vengano acquisite le competenze necessarie per gestire in maniera corretta i liquidi e che il bambino impari a sorseggiare l’acqua coordinando respirazione e deglutizione. L’acqua da offrire al bambino deve essere fresca, soprattutto in estate. Non va proposta eccessivamente fredda perché gli organi digestivi del piccolo sono delicati e le temperature molto basse possono causargli congestione con vomito e diarrea. D’altra parte, l’acqua a temperatura ambiente non è gradevole, soprattutto d’estate e non aiuta a spegnere la sete: è quindi bene lasciarla dieci minuti in frigo prima di proporla al bambino.
Che tipo di acqua dare ai piccoli?
È importante che al bambino venga offerta esclusivamente acqua come suggerisce anche la American Association of Pediatrics, evitando di aggiungervi zucchero, miele o altre sostanze. Sono da evitare anche i succhi di frutta con zuccheri aggiunti, per non abituare il piccolo a sapori dolci che sarà poi sempre più portato a ricercare, con il rischio di carie e di aumento di peso.
Per quanto riguarda la tipologia di acqua, si può proporre al bambino acqua del rubinetto in tutta sicurezza. Le acque del rubinetto provenienti dalla maggior parte degli acquedotti delle città italiane sono sicure e non comportano il rischio di contaminazioni batteriche. Inoltre hanno caratteristiche organolettiche analoghe a quelle delle acque oligominerali in bottiglia. Possono avere un più elevato contenuto di calcio che tuttavia non rappresenta un problema perché il bambino lo elimina con le urine. Non occorre bollire l’acqua del rubinetto prima di proporla al piccolo, ma se si preferisce nulla vieta di farlo.
Se si sceglie l’acqua in bottiglia
Se si preferisce l’acqua in bottiglia, è importante leggere l’etichetta per scegliere il tipo giusto a seconda del contenuto di minerali. Vanno scelte acque naturali, non gassate, a modesto contenuto di minerali o oligominerali con un basso residuo fisso (inferiore a 500 mg/l) per evitare di sovraccaricare i reni ancora in fase di sviluppo. È consigliato l’uso di acque con le seguenti caratteristiche:
- Sodio e nitrati inferiori a 10 mg/l
- Calcio inferiore a 100 mg/l
- Cloro inferiore a 25 mg/l
- Fluoro inferiore a 1,5 mg/l
Anche in questo caso il pediatra potrà fornire risposte ai dubbi dei genitori.
Foto di Yan Krukau per pexels.com