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La varicella adulti è una malattia piuttosto seria. Se, infatti, in età infantile provoca sintomi abbastanza lievi (comunque prevenibili con la vaccinazione) come febbre, pustole e prurito, in età adulta può avere conseguenze anche molto serie. Può causare infatti polmoniti ed encefaliti. La donna in gravidanza corre un rischio ancora maggiore: il virus della varicella, infatti, può superare la barriera della placenta e infettare il feto, con conseguenze sulla salute. Per questo motivo, è importante evitare il contagio ricorrendo al vaccino prima di pianificare una gravidanza.
Che succede se si prende la varicella in gravidanza?
La varicella negli adulti è pericolosa soprattutto durante la gestazione. Se una donna prende la varicella in gravidanza, il feto può andare incontro a diversi problemi di salute, anche seri.
“Il rischio di trasmissione da madre infetta al neonato è alto, pari al 25%, se l’infezione primaria avviene verso il termine della gravidanza” spiega la dottoressa Ilma Floriana Carbone, specialista in Ostetricia e ginecologia alla Clinica Mangiagalli dell’ospedale Policlinico di Milano. “E’ invece bassa, inferiore all’1%, se contratta nella prima metà della gravidanza. La varicella contratta nel primo trimestre non sembra associarsi ad un aumento del rischio di aborto; se l’infezione avviene prima della 28^settimana il feto è a rischio, seppur basso, di sviluppare la Sindrome da Varicella Congenita o Fvs”.
- Questa sindrome è caratterizzata dalla comparsa di anomalie agli occhi come cataratta congenita, retiniti. Inoltre possono comparire problemi neurologici e psicomotori, debolezza muscolare, difetti nello sviluppo scheletrico.
- La diagnosi prenatale prevede un’ecografia a distanza di almeno 5 settimane dall’infezione materna. “Sarebbe anche possibile valutare con il ginecologo la possibilità di eseguire l’amniocentesi per la ricerca del virus, tenendo presente che la presenza del virus nel liquido amniotico non necessariamente depone per infezione fetale” aggiunge la dottoressa Carbone. “Se però il virus è assente, questo permette con certezza di fare diagnosi di assenza di infezione. E’ importante rivolgersi a un laboratorio con specifiche competenze”.
- L’aspetto più serio è che circa il 30% dei neonati che vengono al mondo con una forma seria di sindrome da varicella congenita, muore nei primi mesi di vita.
La varicella nel neonato
E se la donna si ammala di varicella in gravidanza? Ecco che cosa può succedere
- Se il contagio avviene nelle ultime quattro settimane di gravidanza, in circa il 50% dei neonati si verifica un’infezione con i sintomi clinici evidenti.
- Se la mamma si ammala almeno 7 giorni prima del parto, il neonato risulta protetto dagli anticorpi materni e sviluppa la varicella in una forma lieve, con la comparsa di poche pustole.
- Quando l’esantema della mamma compare da meno di 7 giorni prima a 7 giorni dopo il parto, il neonato non risulta protetto dagli anticorpi della mamma. Rischia quindi di sviluppare una forma seria di malattia che coinvolge anche polmoni, fegato e sistema nervoso e che può essere mortale.
Sintomi della varicella
Ecco in che modo si manifesta la varicella.
- In un primo momento insorge febbre non eccessivamente elevata, che dura qualche giorno ed è accompagnata da debolezza e dolori muscolari
- Compaiono anche le caratteristiche lesioni, tipiche della varicella, che permettono anche la diagnosi clinica. Consistono in pustole piccole e arrossate, che in un primo momento si localizzano al torace e all’addome. Le pustole sono ripiene di un liquido infetto ed è importante non toccarle e non grattarle per evitare che si rompano
- Qualche giorno dopo, le pustole si seccano trasformandosi in piccole croste, sempre piuttosto pruriginose. È importante lasciare che si stacchino da sole, perché asportandole sulla cute possono restare piccoli crateri che non scompariranno
- La varicella adulti ha solitamente manifestazioni più intense, con febbre anche elevata, pustole molto numerose e malessere generalizzato. Inoltre il rischio di complicanze, soprattutto polmoniti ed encefaliti, è più elevato.
Come si trasmette il virus della varicella
La varicella è una malattia infettiva molto contagiosa, dovuta all’azione del virus varicella zoster. La trasmissione avviene attraverso le secrezioni rino-faringee, ossia i colpi di tosse e gli starnuti della persona infetta, oppure con il contatto diretto che si trova all’interno delle vescicole. L’incubazione della malattia è abbastanza lunga, anche due o tre settimane dopo il contatto con il virus.
La trasmissione della varicella adulti in gravidanza in gravidanza è un evento per fortuna raro, dal momento che la maggior parte delle persone in età adulta ha già gli anticorpi diretti contro il virus, avendo avuto la malattia durante l’infanzia oppure essendosi sottoposta a vaccinazione. Secondo gli esperti, infatti, l’incidenza della trasmissione della varicella durante la gestazione è di 0,7 casi ogni 1000 gravidanze. Se però la donna non è immune ed è in età fertile e resta incinta, la trasmissione può avvenire o in utero, oppure durante il parto. È improbabile che la donna non immune prenda la varicella da un contatto non ravvicinato con una persona ammalata, mentre il rischio è elevato se, per esempio, in casa c’è un fratellino o un altro famigliare ammalati.
Quali sono le altre infezioni pericolose in gravidanza
Oltre alla varicella, anche altre infezioni sono pericolose per la donna in attesa. Ecco quali sono e cosa si deve fare.
- Rosolia. Questa malattia, contratta durante i primi mesi di gravidanza, espone il feto a rischi, come disturbi alla vista, all’udito e deficit cognitivi. È quindi importante effettuare il Rubeo test, tramite analisi del sangue, che stabilisce se è stata contratta o no la rosolia, oppure se la donna è vaccinata contro questa malattia. È consigliabile sottoporsi al Rubeo test anche se si è certe di aver già contratto la rosolia che, presa in forma leggera, può non essere sufficiente a produrre immunizzazione. Se dall’analisi non risulta che si è immuni e non c’è ancora la gravidanza in corso, deve essere effettuata la vaccinazione antirosolia. Se la donna è già incinta deve evitare i contatti con soggetti potenziali veicolo di infezione.
- Toxoplasmosi. La toxoplasmosi, contratta in gravidanza, espone al rischio di aborto o di serie lesioni congenite. Per scongiurare ogni pericolo, si effettua il Toxo-test, che consiste nel prelievo di sangue per verificare la presenza o l’assenza di anticorpi. Se gli anticorpi sono assenti, vanno osservate le norme finalizzate a prevenire l’infezione, per esempio evitare alimenti crudi, evitare contatti con i gatti, lavarsi con cura le mani prima e dopo i pasti.
- Infezione da Citomegalovirus. Il citomegalovirus, virus appartenente alla famiglia degli herpes, può essere causa di forme di epatiti e disturbi dell’encefalo nei neonati. Poiché in un adulto può esistere anche in forma latente, deve essere individuato e debellato prima di rischiare di essere trasmesso al feto.
Il vaccino della varicella per le donne incinta
L’unico modo che la donna ha per proteggere il proprio bambino è quello di essere immune alla varicella. L’immunità si ottiene in due modi: contraendo la malattia in modo naturale in età pediatrica oppure attraverso il vaccino.
- L’immunità alla varicella è una questione da appurare in età fertile, mediante un prelievo de sangue per valutare la presenza di anticorpi di tipo IgG (che indicano infezione pregressa), anche se non si ha in programma una gravidanza. Infatti se non si assumono contraccettivi può capitare di restare incinte e, se ci si può ammalare di varicella, il feto corre certi rischi.
- La vaccinazione anti-varicella dovrebbe quindi essere effettuata dalle donne in età fertile, che non hanno mai avuto la malattia, quando non sono ancora in gravidanza. I medici di medicina generale e i ginecologi dovrebbero anzi far comprendere l’importanza di questo vaccino. Il vaccino anti-varicella, che contiene virus vivi ma attenuati, non va infatti inoculato durante la gestazione perché potrebbe creare danno al feto. È quindi importante pensarci prima.
- Il vaccino contro la varicella, negli adulti, si effettua in due dosi a distanza di almeno 28 giorni l’una dall’altra. Durante il programma vaccinale e nelle quattro settimane successive, la donna in età fertile deve utilizzare un valido metodo contraccettivo per evitare di restare incinta.
Rischio varicella in gravidanza
Cosa fare, invece, se la donna resta incinta? “Durante la prima visita ostetrica, attraverso un’accurata anamnesi è bene cercare di capire se se c’è stata infezione o no in età infantile”, raccomanda la ginecologa. “Attraverso un esame del sangue si devono ricercare gli anticorpi diretti contro il virus della varicella. Nel frattempo è essenziale evitare i contatti con persone che potrebbero essere veicolo di infezione, per esempio bambini piccoli non vaccinati, con persone che stanno seguendo il programma vaccinale per la varicella e con quelle che l’hanno completato da meno di 4 settimane”. Se una donna non immunizzata contro la varicella è entrata in contatto con persone infette deve eseguire la sieroprofilassi con immunoglobuline specifiche. Queste, se sono somministrate entro dieci giorni dal contatto a rischio, possono migliorare il decorso della malattia ed evitare complicanze.
Immagine di Marjonhorn per pixabay.com
Fonti / Bibliografia
- https://www.aogoi.it/media/4772/pp18_21.pdf
- Varicella - Istituto Superiore di SanitàLa varicella è una malattia infettiva altamente contagiosa provocata dal virus Varicella zoster (Vzv), della famiglia degli Herpes virus.