Argomenti trattati
Ureaplasma urealyticum, Ureaplasma parvum, Mycoplasma hominis e Mycoplasma genitalium: sono batteri che possono dare qualche fastidio durante la gravidanza e che quindi negli ultimi anni vengono ricercati attraverso un tampone vaginale che però non sempre e non a tutte viene prescritto nella stessa epoca della gravidanza.
Questo perché, a differenza di tutte le altre indagini che si effettuano in gravidanza, non c’è accordo unanime nella comunità scientifica su quando eseguirlo né in realtà in quali casi. Più di preciso non c’è un’indicazione netta né sull’epoca della gravidanza in cui è preferibile effettuare il tampone vaginale per la ricerca dei 4 batteri né se è opportuno sottoporvi tutte le donne indiscriminatamente, usandolo dunque come test di screening, oppure se sia più giusto prescriverlo solo in determinati casi particolari.
Per fare chiarezza sull’argomento è con noi un grande esperto di infezioni ostetriche e ginecologiche, studioso della materia da oltre 30 anni: il professor Francesco De Seta, professore associato dell’Università degli Studi di Trieste.
Professore, i batteri Ureaplasma urealyticum, Ureaplasma parvum, Mycoplasma hominis e Mycoplasma genitalium sono di riscontro frequente?
<<Certo che sono di riscontro frequente e per una ragione semplicissima: tranne il Mycoplasma genitalium, che è un microrganismo a trasmissione sessuale, gli altri sono microrganismi “commensali”. Vuol dire che appartengono naturalmente al cosiddetto microbiota, un tempo definito ecosistema vaginale o flora batterica, all’interno del quale di norma non determinano alcun problema. Ma non solo: se presenti in basse concentrazioni, contribuiscono con tutti gli altri agenti della flora batterica a proteggere la vagina dalle infezioni. In alcuni casi però possono prendere il sopravvento sugli altri determinando lo sviluppo di un’infezione che, nella maggior parte dei casi, si evidenzia con la comparsa di sintomi. Per quanto riguarda il Mycoplasma genitalium è di solito presente nelle persone (donne e uomini) sessualmente attivi. L’infezione che provoca è, infatti, inserita nell’elenco delle malattie sessualmente trasmesse, quindi quando viene individuato deve sempre essere trattato, possibilmente estendendo la cura a entrambi i partner della coppia>>.
Con quali sintomi si manifestano le infezioni da Ureaplasma urealyticum, Ureaplasma parvum, Mycoplasma hominis e Mycoplasma genitalium?
<<I sintomi più comuni sono bruciore locale, fastidio, leucorrea (aumento delle secrezioni vaginali) o disturbi urinari. Per quanto riguarda il Mycoplasma genitalium può a volte causare dolore durante i rapporti sessuali (si parla di “dispareunia”), in particolare nel tratto basso dei genitali, e può anche provocare, subito dopo i rapporti sessuali, sanguinamento o secrezioni vaginali scure, perché con presenza di sangue. A volte però può essere asintomatico, cioè non dare luogo a disturbi e questa sua peculiarità suggerisce di ricercarlo in caso di rapporti sessuali a rischio di infezione, cioè affrontati con partner occasionali del cui stato di salute non si sa nulla, senza usare il profilattico>>.
Tampone vaginale a tutte le donne in gravidanza?
Ma è opportuno fare il tampone vaginale a tutte le donne incinte per individuare l’eventuale presenza dei tre microorganismi, ovvero di Ureaplasma urealyticum, Ureaplasma parvum e Mycoplasma hominis, che comunque è quasi sicuro riscontrare visto che appartengono alla flora batterica vaginale?
<<Va detto che questa è una questione ancora controversa nell’ambito dell’ostetricia. Una questione che solleva molti dubbi e che io definisco il buco nero della nostra disciplina. Comunque, la risposta alla domanda, a mio avviso, può essere una sola: no, il tampone non va fatto a tutte.
In altre parole (ma poi sono ancora le stesse), una donna sana, senza alcun sintomo di infezione vaginale, con una gravidanza fisiologica, ovvero priva di qualsiasi fattore di rischio, non dovrebbe essere sottoposta al tampone per la ricerca di questi quattro microorganismi>>.
Ma che male ci sarebbe a sottoporre tutte le donne a questo tampone? Eseguirlo non espone ad alcun rischio (non è particolarmente invasivo, il tampone viene inserito nel primo tratto del canale vaginale) e in più può tranquillizzare sull’assenza di agenti potenzialmente patogeni (che possono scatenare infezioni). Cosa ne pensa?
<<Il punto dolente è proprio dato dal fatto che in molti casi il tampone individua i microrganismi, quanto meno uno dei due tipi di Ureaplasma, anche se non c’è infezione, quindi anche se non hanno preso il sopravvento sugli altri, solo perché appartengono alla flora batterica vaginale. Ma nel momento in cui io trovo, per esempio, l’Ureaplasma parvum, devo anche trattarlo. Sono obbligato a farlo in conformità dei criteri della “buona pratica clinica” che impongono appunto di curare tutto ciò che anche solo potrebbe determinare un danno. Questo vale, dunque, anche se il rischio è solo potenziale. Ma purtroppo, ed è questo il grande nodo critico, non è ancora stato stabilito in modo scientificamente accettabile quale sia la carica batterica minima che rende opportuno, in assenza di sintomi, prescrivere la cura antibiotica, che è la terapia d’elezione. In altre parole non è chiaro in che quantità e quando Ureaplasma e Mycoplasma siano presenti nella mucosa vaginale non come commensali ma come ospiti che potrebbero provocare problemi. Questo significa che il solo riscontro dell’Ureaplasma o del Mycoplasma ci impone di somministrare l’antibiotico. Di darlo comunque, in presenza di una qualsiasi carica batterica che, arbitrariamente, giudichiamo patologica e quindi meritevole di essere trattata, anche se la donna incinta non ha sintomi specifici>>.
Quali sono gli antibiotici di prima scelta che vengono prescritti?
<<Gli antibiotici di prima scelta per trattare gli Ureaplasma e i Mycoplasma appartengono alla classe dei macrolidi. Tra questi, i due principi attivi compatibili con la gravidanza sono l’azitromicina e la claritromicina. L’antibiotico, quando ve ne è indicazione, va assunto per 5-7 giorni>>.
Nonostante la cura con antibiotico, molto spesso l’Ureaplasma e il Mycoplasma non vengono debellati e, a un controllo successivo alla cura, vengono di nuovo individuati con il tampone. La donna allora pensa di avere un’infezione cronica e si spaventa temendo che questa situazione possa danneggiare il feto…
<<È normale che accada, che non vengano completamente debellati, dal momento che questi batteri sono commensali, ovvero presenti abitualmente nell’ecosistema vaginale. Ecco perché ha poco senso fare il tampone vaginale a tutte le donne indiscriminatamente e poi prescrivere loro l’antibiotico, che pure occorre dare perché una volta individuato uno o più di questi batteri è d’obbligo per noi medici trattarli>>.
Il Tampone cervicale serve a cercare
Quindi, professore, come si dovrebbe agire con questo tampone? Quando farlo e a chi farlo per non creare inutile allarme e, soprattutto, non far assumere altrettanto inutilmente l’antibiotico a una donna incinta?
<<Sono convinto che la ricerca dei 4 microrganismi andrebbe fatta solo ed esclusivamente nei seguenti tre casi: nelle donne con problemi riproduttivi, ovvero che faticano a dare inizio a una gravidanza; nelle donne con sintomi di infezione; nelle donne con gravidanza (in corso o precedente) ad alto rischio, per esempio di aborto o di parto prematuro. Nella prima eventualità, bisogna avere una chiara idea dell’ambiente vaginale perché si è osservato che eventuali squilibri nel microbiota locale possono ostacolare il concepimento.
Nel secondo caso, la presenza di sintomi suggerisce che si sia sviluppata un’infezione di cui va individuato il responsabile e che rende necessario impostare una cura. Nel terzo caso, si deve tentare di debellare Ureaplasma e/o Mycoplasma perché la loro presenza potrebbe comportare lo sviluppo di un’infezione, qualora prendessero il sopravvento, compromettendo ulteriormente l’esito di una gravidanza già a rischio. Ma attenzione: quando c’è indicazione per la ricerca dei 4 microrganismi è opportuno effettuare non il tampone vaginale, ma il tampone cervicale. Il prelievo delle secrezioni da esaminare deve cioè essere fatto a livello del collo dell’utero: solo così si può contare su un’accuratezza diagnostica, ossia si può sapere con sicurezza se in effetti i batteri rappresentano un pericolo>>.
Durante la gravidanza, a quali rischi espone l’infezione da Ureaplasma e Mycoplasma?
<<Il rischio maggiore è il parto pretermine. A causarlo potrebbe essere un’infezione che si estende al sacco amniotico, talora provocandone la rottura precoce, con la conseguente perdita delle acque anzitempo. Inoltre, sono stati riportati casi di infezione polmonare nel neonato>>.
Per quanto riguarda il tampone vagino-rettale per la ricerca dello streptococco di gruppo B vale lo stesso ragionamento?
<<No, su questo fronte non ci sono più dubbi. Da numerosi anni, infatti, è ormai ben definito sia che è opportuno effettuarlo su tutte le donne sia in quale epoca della gravidanza va eseguito sia cosa fare se risulta positivo. L’epoca giusta è tra la 35^ e la 37^ settimana. Se risulta positivo significa che al momento del parto, o in caso di rottura del sacco amniotico, il bambino potrebbe essere contagiato dal batterio e sviluppare un’infezione. Questo rischio si scongiura somministrando alla madre, a travaglio iniziato o a sacco amniotico rotto, una profilassi antibiotica (iniezioni di antibiotico). La prescrizione dell’antibiotico prima di questo preciso momento è considerata inappropriata e inutile, quindi non deve essere fatta. In realtà ormai da tempo si procede con la sola profilassi antibiotica anti streptococco al momento del parto>>.