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È una delle indagini più conosciute dalle donne. In effetti, il Pap test viene consigliato a tutte le donne sopra i 25 anni, per l’identificazione precoce del tumore del collo dell’utero. Ma la sua utilità potrebbe essere ancora maggiore. Gli esperti ipotizzano, infatti, che possa essere utilizzato anche per identificare il rischio personale di sviluppare un tumore al seno, all’ovaio e all’endometrio. Proprio per valutare la sua efficacia in questo senso la Commissione Europea, con il contributo della Onlus inglese Eve Appeal, ha finanziato un programma di ricerca, chiamato Forecee.
Coinvolto anche l’IEO di Milano
Lo studio che cercherà di capire le reali applicazioni del Pap test durerà quattro anni e sarà coordinato dall’University College London, con la collaborazione di 14 centri europei, fra cui l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano. Il reclutamento è iniziato il primo settembre. Complessivamente, saranno coinvolte 6.000 donne, delle quali circa 1.000 italiane.
Nel mirino le cellule epiteliali della cervice
Il progetto è stato ideato dopo che alcune ricerche hanno dimostrato come l’indagine numero uno per la diagnosi precoce del tumore del collo dell’utero possa fornire informazioni importanti anche per valutare la salute di altri organi. In particolare, un recente studio condotto dall’University College di Londra ha scoperto che le modifiche molecolari che caratterizzano i tumori del seno, dell’ovaio e dell’endometrio possono essere presenti anche in altre cellule epiteliali, in particolare in quelle cervicali prelevate con il Pap test. Di qui, l’idea di indagare meglio il ruolo del Pap test.
L’obiettivo è mettere a punto un test completo
Lo scopo del progetto Forecee è analizzare le cellule prelevate con il Pap test per cercare degli indicatori di rischio non solo per il tumore del collo dell’utero, ma anche per gli altri tre tipi di tumori femminili più diffusi. Del resto, occorre sapere che delle cellule prelevate con questo esame, solo il 3% viene impiegato per la diagnosi precoce delle displasie cervicali. Resta, dunque, ancora molto materiale per eseguire altre indagini. Lo studio, comunque, non si limiterà ad analizzare le cellule prelevate dalla cervice. Valuterà anche il ruolo degli altri fattori di rischio per i tumori femminili, come i fattori ambientali (virus e microbi), lo stile di vita (fumo, alimentazione, attività fisica), la storia riproduttiva. Lo scopo è riuscire a mettere a punto un test completo, in grado di calcolare la probabilità di sviluppare uno dei quattro tumori nei successivi 5 o 10 anni.