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Evitare la chirurgia per i più comuni tumori della tiroide (quelli papillari) e conservare questo organo prezioso per l’organismo è possibile grazie al trattamento con termoablazione ecoguidata, con laser o radiofrequenza. Lo dimostra lo studio dell’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) e dell’Università Statale di Milano, recentemente pubblicato sulla rivista Frontiers in Endocrinology.
Un nodulo alla tiroide
Negli ultimi anni avere un nodulo alla tiroide (o più d’uno) è piuttosto frequente, soprattutto per le donne(), ma è inevitabile che di fronte all’ecografia che ne evidenzia la presenza molte persone temano il peggio. Ultimamente diversi studi hanno dimostrato che la maggioranza dei noduli benigni e asintomatici tenuti sotto controllo si dimostra alla fine non pericolosa.
Risultati incoraggianti
Il recente studio, condotto da Giovanni Mauri, ricercatore presso l’Università degli Studi di Milano afferente alla Divisione di Radiologia Interventistica dello Ieo, ha analizzato i risultati della prima esperienza europea sul trattamento dei microcarcinomi della tiroide con termoablazione in 13 pazienti in media 50enni: la tecnica è stata condotta con successo su tutti i malati, senza complicazioni, e ai successivi controlli entro il primo anno non sono state individuate recidive locali o metastasi.
Il parere dell’esperto
“Nei pazienti trattati con termoablazione abbiamo ottenuto la distruzione radicale del tumore, senza che si verificassero complicanze e i pazienti sono potuti tornare alle proprie attività quotidiane già dal giorno successivo – spiega Mauri -. Il trattamento viene effettuato in regime di day surgery e in anestesia locale, è di estrema precisione e ha consentito di mantenere del tutto integra la funzione della tiroide. Nessun paziente ha dovuto iniziare una terapia ormonale sostitutiva in seguito all’intervento e tutti hanno riportato una massima soddisfazione e un minimo, o nullo, discomfort di poche ore in seguito alla terapia”.
A volte bisogna asportarne la metà
“Nel nostro Istituto già da 20 anni effettuiamo un intervento chirurgico di emi-tiroidectomia (ovvero l’asportazione solo di metà ghiandola) in tutti i casi in cui questo approccio è fattibile, applicando la nostra filosofia della massima conservazione possibile – spiega Gioacchino Giugliano, responsabile dell’Unità Neoplasie Tiroidee dello Ieo -. Il vantaggio per i pazienti è notevole, perché così la ghiandola continua a produrre sia gli ormoni (compensati solo in parte dalla compressa di tiroxina prescritta a tutti i malati a cui viene tolta la tiroide) sia la calcitonina, preziosissima per rafforzare le ossa e dall’effetto antidolorifico. Ora, la possibilità di trattare in maniera ancora meno invasiva il micro carcinoma papillare, evitando un intervento chirurgico e con il risparmio della funzione tiroidea, si aggiunge all’armamentario delle possibili opzioni di cura, integrandosi perfettamente nella gestione sempre più multidisciplinare e personalizzata al singolo paziente”.
Le statistiche
La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi supera il 90% e a 10 anni arriva oltre il 97%. La forma papillare rappresenta la maggioranza dei tumori della tiroide ed era trattata in precedenza soltanto con intervento chirurgico di tiroidectomia (l’asportazione della ghiandola).
Fonti / Bibliografia
- Frontiers | Image-Guided Thermal Ablation as an Alternative to Surgery for Papillary Thyroid Microcarcinoma: Preliminary Results of an Italian ExperiencePurposeTo report the results of our preliminary experience in treating patients with papillary thyroid microcarcinoma (PTMC) with image-guided thermal ablati...
- Mauri Giovanni | Università degli Studi di Milano Statale