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Il tumore ovarico è uno dei tumori più difficili da diagnosticare perché, nella maggior parte dei casi, si manifesta in modo evidente solo quando è già in fase avanzata. Per questo, tutti gli elementi che facilitano la diagnosi, accelerando l’iter successivo, sono preziosissimi. Su questo fronte c’è un’importante novità: un gruppo di ricercatori italiani ha individuato una “firma molecolare”, cioè particolari caratteristiche delle molecole, denominata MiROvaR, in grado di identificare i tumori più aggressivi, a grande rischio di recidiva, fin dalla diagnosi.
Uno studio in più tempi su 900 donne malate
Lo studio che ha scoperto la firma molecolare è stato condotto da un gruppo di esperti della Struttura di Terapie Molecolari all’Istituto Tumori di Milano ed è stato pubblicato sulla rivista The Lancet Oncology. Per prima cosa, gli studiosi hanno analizzato una serie di campioni di ovaie con tumore, individuando la firma molecolare, basata sull’espressione di 35 microRNA (piccole molecole che regolano l’espressione dei geni e dunque il comportamento delle cellule). Quindi, hanno testato la sua efficacia nel predire il rischio di recidiva in 900 donne con tumore ovarico.
Servono ulteriori conferme
I risultati dello studio sono molto promettenti, tanto da aver spinto i ricercatori a riconoscere pubblicamente l’importante ruolo che la firma molecolare potrebbe giocare in futuro nel percorso diagnostico- terapeutico del tumore ovarico. Tuttavia, è troppo prematuro parlare di una nuova era nel campo della prevenzione dei tumori aggressivi. “L’identificazione precoce delle pazienti ad alto rischio di ricaduta di malattia permetterà di inserirle in protocolli di trattamento più aggressivi così da colpire il tumore in modo più deciso e ritardarne o bloccarne la ripresa. Ma servono ulteriori verifiche cliniche, su ampi numeri di pazienti, per appurare la precisione predittiva di MiROvaR” hanno spiegato gli autori.
Una speranza per il futuro
In molte donne, il tumore ovarico è resistente alle cure e recidiva, si ripresenta cioè a distanza di tempo. Capire già al momento della diagnosi se il rischio di recidiva è alto potrebbe permettere di migliorare il trattamento.