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L’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) ha di recente fornito gli ultimi dati relativi al tumore al seno, che resta la prima patologia tumorale tra le donne italiane, con 50.500 nuovi casi stimati nel 2017 e circa 12mila decessi l’anno. Nonostante questo, a oggi solo il 55% delle donne tra i 50 e i 69 anni, fascia di età a cui viene offerta gratuitamente lo screening mammografico si reca a effettuarlo, con un forte divario Nord e Sud.
Meno casi al Sud
La malattia è in crescita tra le quarantenni e le over-70, ma l’ipotesi è che l’incremento si sia registrato solo perché più donne con meno di 50 anni o più di 69 si sottopongono ai controlli, o perché vivono in una regione che ha ampliato l’età dello screening o perché decidono di effettuarlo in privato. In generale, a Sud si verificano meno casi, grazie a stili di vita più salutari: addirittura il 23% in meno rispetto al Nord. Al Sud di registrano sì meno casi, però la sopravvivenza è inferiore, probabilmente perché vi è meno adesione ai programmi di screening. Nel 2015 solo il 36% delle donne ha eseguito la mammografia rispetto al 63% registrato al Nord, e si va dal 76% di adesioni dell’Emilia Romagna al solo 22% della Campania. Anche tenendo conto del fatto che circa il 19% delle italiane fa la mammografia privatamente, rimane ancora pressante l’esigenza di continuare a sensibilizzare le donne sull’importanza della diagnosi precoce.
Vittime anche della disinformazione
Lasciano tuttavia perplessi i dati relativi al livello di conoscenza del tumore al seno tra le italiane. Dal sondaggio Aiom effettuato su 1.657 donne, è emerso che il 31% ignora l’autopalpazione, il 48% pensa che questo tumore non possa guarire, il 35% non sa che si può agire sul fronte della prevenzione, il 57% non conosce l’esistenza di possibilità terapeutiche in grado di controllare la malattia anche negli stadi avanzati, nonostante oggi esistano farmaci che riescono a rallentare l’evoluzione della malattia anche quando ha già dato luogo a metastasi.
Aumentata la sopravvivenza
Il dato che fa ben sperare riguarda la sopravvivenza: in Italia, a 5 anni dalla diagnosi raggiunge l’87%, ed è più alta della media che si registra nel resto dell’Europa (82%). Ma c’è di più: a 10 anni dalla diagnosi, l’80% delle italiane è ancora in vita. Dal 1989 al 2014, quindi nell’arco di 25 anni, la mortalità è scesa di circa il 30% e, secondo Stefania Gori, presidente Aiom, fondamentale per continuare su questa strada è la prevenzione, a cominciare dall’autopalpazione che tutte possono effettuare a casa. Su tutti, spicca un dato: sono ben 766.957 le donne che oggi stanno affrontando la malattia o l’hanno vinta e possono essere definite guarite: queste ultime sono 123mila. Questa vittoria grande impone di cercare nuove strategie per una “buona vita dopo il cancro”, a partire dalla protezione della fertilità.
Come si esegue l’autopalpazione
L’autopalpazione consente di identificare subito eventuali anomalie, da sottoporre tempestivamente al senologo. Andrebbe effettuata a partire dai 20 anni di età. Ecco come si fa:
- in piedi davanti a uno specchio, con le braccia tese inizialmente lungo i fianchi e poi in alto sopra la testa, guardare con attenzione entrambi i seni e i capezzoli: non devono esserci sporgenze, affossamenti, irregolarità;
- sdraiata sul letto supina, con la mano sinistra sotto la testa, toccare con i polpastrelli della mano destra tutto il seno sinistro. Ripetere sull’altro seno con la mano sinistra. La palpazione va fatta con movimento rotatorio;
- seduta sul letto, ripetere la palpazione, esercitando una pressione moderata, prima su una mammella poi sull’altra. Eseguire anche sull’ascella.