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È stato sviluppato un nuovo metodo di screening in grado di rilevare precocemente il tumore alle ovaie, consentendo così di ridurre del 20% la mortalità. Lo strumento è un test che potrebbe diventare nel tempo un mezzo diagnostico contro questa malattia. Lo sostiene una ricerca pubblicata recentemente dalla rivista scientifica The Lancet.
Coinvolte 200.000 donne
I risultati emergono dal Collaborative Trial of Ovarian Screening Cancer, il più grande studio sul cancro ovarico condotto in Gran Bretagna e coordinato dallo University College London (UCL), con la collaborazione del Servizio sanitario inglese, di 13 centri in Inghilterra, Irlanda del Nord e Galles e con il supporto di 4 agenzie di finanziamento. La ricerca ha coinvolto oltre 200 mila donne sane, le cui condizioni di salute sono state monitorate per oltre 14 anni allo scopo di controllare periodicamente i livelli del CA125, una proteina del sangue le cui variazioni di concentrazione nel tempo possono segnalare tempestivamente lo sviluppo del tumore alle ovaie.
Un nuovo algoritmo per il marker CA 125
I medici hanno controllato la proteina CA 125 come un indicatore del tumore alle ovaie, perché spesso essa aumenta nei casi in cui il cancro è presente. La proteina già era stata usata in passato come marker tumorale, ma stavolta lo studio ha utilizzato un nuovo algoritmo denominato ROCA (Risk Ovarian Cancer Algorithm) che si basa sulla determinazione seriale del CA125 a intervalli regolari. L’esame, effettuato periodicamente sulle donne coinvolte nello studio, ha permesso l’individuazione del cancro ovarico nell’86% dei casi rispetto al metodo di screening convenzionale che identifica il cancro tra il 41 e il 46 per cento, ossia meno della metà.
Fondamentale individuarlo presto
“La ricerca ha dimostrato che la diagnosi precoce con questo nuovo metodo di screening è possibile e può ridurre il numero delle morti di circa il 20% – ha osservato Ian Jacobs, professore onorario all’UCL e autore dello studio -. Sebbene siano ancora necessari 3 anni per dimostrarne definitivamente i benefici, i risultati conseguiti a oggi fanno ben sperare nella lotta contro questo tumore ginecologico che ha la peggior prognosi nel mondo occidentale. Lo studio – ha sottolineato Jacobs – è stato inoltre molto utile per migliorare la nostra conoscenza della malattia. Poterla rilevare precocemente è fondamentale per far sì che le pazienti abbiano le migliori opzioni di cura e che più donne possano sopravvivere”. Il tumore dell’ovaio non dà segni di sé fino a quando non ha raggiunto dimensioni notevoli e questo influenza pesantemente l’esito delle cure.