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È un nemico subdolo e silente perché quando dà segnali forti… rischia di essere troppo tardi. La mancanza di sintomi specifici è il problema principale del tumore alle ovaia, perché ostacola una diagnosi precoce e, soprattutto, ritarda l’inizio di un percorso di cure adeguato.
Il più aggressivo tumore ginecologico
Il tumore all’ovaia rappresenta il 3% di tutti i tumori femminili e colpisce circa seimila donne italiane ogni anno. È il sesto tumore più diffuso in Italia e il più aggressivo fra quelli ginecologici. Se scoperto in fase tardiva, è difficilmente guaribile. Otto diagnosi su 10, purtroppo, arrivano quando la malattia è ormai in fase avanzata.
Attenzione a questi 4 sintomi
Il problema è che spesso il tumore all’ovaia non dà sintomi: nel 70 per cento dei casi si sviluppa con sintomi vaghi e aspecifici. I possibili campanelli d’allarme sono quattro:
– sensazione prolungata di gonfiore addominale;
– dolore addominale o pelvico;
– mancanza di appetito unita a un eccessivo senso di sazietà;
– disturbi da incontinenza urinaria.
Se questi disturbi ricorrono con insistenza da 3 o 6 mesi, è bene rivolgersi a uno specialista.
Il test genetico
I test genetici rappresentano un’arma in più a disposizione per sconfiggere la malattia: all’origine del tumore infatti c’è l’alterazione dei geni BRCA 1 e 2 che può portare a una predisposizione. Se questa anomalia viene individuata si possono studiare interventi di prevenzione. Ecco perché è importante ricondursi alla storia familiare: il 10% circa dei tumori ovarici è ereditario, se ci sono precedenti di tumore all’ovaia, seno e utero, l’esame può evitare o ritardare la malattia. Attraverso un semplice prelievo di sangue è possibile sapere se una donna è predisposta ad ammalarsi e anche se risponderà positivamente o meno ad alcuni farmaci.
A rischio anche chi ha fatto cure per l’infertilità
Sono più a rischio le donne che: hanno più di 55 anni, non hanno mai avuto figli, prendono farmaci per curare l’infertilità o soffrono di malattie infiammatorie, hanno precedenti di tumori ovarici in famiglia, hanno avuto un menarca (prima mestruazione) precoce o una menopausa tardiva.
Con diagnosi precoce, la sopravvivenza è del 90%
Secondo stime della Figo (Federazione internazionale di ginecologia e ostetricia), negli stadi iniziali, quando la malattia è ancora confinata a uno o entrambe le ovaie, la sopravvivenza a 5 anni è pari all’85-90%, mentre scende al 30% se la diagnosi avviene più tardi, cioè in 3 malate su 10.