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È il tipo di cancro più frequente in assoluto nelle donne: si calcola che ogni anno più di 40 mila esponenti del sesso femminile si ammalino di tumore al seno, a causa di fattori diversi. Anche per questo, fortunatamente, è una malattia molto studiata: negli ultimi anni sono state condotte numerose ricerche sul fronte delle cause, della diagnosi e delle cure. Una delle più recenti ha testato l’efficacia di un nuovo farmaco in grado di trattare le forme più aggressive della patologia.
Uno studio su oltre 1.200 donne
Lo studio, denominato GeparSepto, è stato condotto da un team di studiosi tedeschi, del German Breast Group (GBG) e del gruppo di studio German AGO-B, ed è stato presentato al San Antonio Breast Cancer Symposium, il congresso mondiale più importante sul tumore al seno. È uno studio di fase III, ciò significa che è stato condotto su centinaia di pazienti, allo scopo di verificare l’efficacia di un nuovo farmaco o di confrontarla con quella di un placebo (sostanza priva di efficacia terapeutica) o di altre molecole già in uso. In questo caso sono state coinvolte oltre 1.200 donne cui era stato diagnosticato un cancro alla mammella in fase avanzata. Lo scopo era valutare l’azione di un innovativo medicinale rispetto a quella di altri trattamenti tradizionali.
Una tecnologia all’avanguardia
Il farmaco testato nello studio coniuga un principio attivo in uso da anni, il paclitaxel, con una tecnologia d’avanguardia basata sulle nanoparticelle: in pratica è formulato in particelle di dimensioni piccolissime, in grado di oltrepassare velocemente tutte le barriere fisiologiche e di arrivare rapidamente laddove serve. Il paclitaxel appartiene alla classe dei taxani, farmaci antitumorali molto utilizzati nel trattamento del tumore al seno. Nella nuova formulazione è abbinato all’albumina, una proteina naturale presente comunemente nel sangue, che ne potenzia il trasporto e ne facilita l’accumulo nelle cellule tumorali.
I primi dati sono incoraggianti
Nello studio, le donne sono state divise in due gruppi: uno è stato trattato con il nanofarmaco e l’altro con molecole tradizionali per alcuni mesi. Ebbene, i risultati ottenuti sono stati incoraggianti. Fra le pazienti che hanno ricevuto il nuovo farmaco, infatti, ben il 38% ha raggiunto la risposta patologica completa, contro il 29% di coloro sottoposte a un trattamento tradizionale. “Questa risposta, la cosiddetta risposta patologica completa, è un parametro molto importante perché consiste nell’assenza di tumore invasivo sia nel seno sia nei linfonodi ed è strettamente legato all’esito favorevole a lungo termine, cioè alla sopravvivenza” ha spiegato Francesco Cognetti, presidente della Fondazione “Insieme contro il Cancro”. In particolare, l’efficacia del nanofarmaco è stata provata in una delle forme più aggressive, quella “triplo negativa”, che riguarda il 15% di tutti i casi di malattia.