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Secondo le statistiche, in Italia una donna su otto si ammala di tumore al seno nell’arco della vita. Anche per questo il mondo della ricerca non si ferma. Al contrario: quello al seno è uno dei tumori più studiati in assoluto, tanto che periodicamente emergono novità importanti sia per quanto riguarda cause e diagnosi sia sul fronte delle cure. Una delle ultimissime è stata discussa al congresso internazionale sul tumore al seno “Meet the professor”, che si è tenuto recentemente a Padova. Di che cosa si tratta? Della probabile utilità dell’oncoimmunotetapia per il trattamento della malattia.
Come funziona
Per oncoimmunoterapia si intende una cura in grado di “rieducare” il sistema immunitario in modo che impari a riconoscere il tumore e a combatterlo. Il presupposto su cui si basa la terapia è che se la malattia è riuscita a svilupparsi, evidentemente, il sistema di difesa non ha funzionato a dovere. Lo scopo, dunque, è somministrare dall’esterno sostanze capaci di stimolare i linfociti (una delle componenti principali del sistema immunitario) a individuare le cellule cancerogene, incrementando al tempo stesso la loro capacità di distruggere il “nemico”.
Dura nel tempo
“Queste nuove terapie, per ora sperimentali, agiscono non tanto stimolando il sistema immunitario, ma depotenziando il freno che il sistema immunitario stesso si impone: in pratica quel recettore PD1 che viene utilizzato dai tumori per evadere la sorveglianza immunitaria. La cosa straordinaria è che la terapia immune è duratura nel tempo e, quindi, il sistema immunitario diventa capace di controllare il tumore molto a lungo. Finalmente si può cominciare a parlare di guarigione” ha spiegato il professor Pierfranco Conte, coordinatore della Breast Unit dell’Istituto oncologico Veneto Irccs e direttore dell’Oncologia medica all’Università di Padova.
Risultati incoraggianti
Si tratta di una cura che si è già dimostrata efficace nei confronti del melanoma () e, recentemente, anche del tumore al polmone. Ora, le ultime ricerche suggeriscono che essa potrebbe costituire una risorsa preziosa anche nella lotta al tumore al seno, in particolare nei confronti delle forme più aggressive. “L’oncoimmunoterapia sembra particolarmente promettente proprio verso quei tumori al seno più aggressivi: gli HER2+ e i Tripli negativi. Sono proprio i tumori più mutati o capaci di mutare, quindi i più difficili, quelli che meglio vengono riconosciuti dal sistema immunitario, se adeguatamente aiutato dalle nuove terapie” ha confermato l’esperto.
Le prime conferme scientifiche
Lo studio più recente che ha confermato l’utilità dell’oncoimmunoterapia nei confronti del tumore al seno è stato condotto da un team di ricercatori francesi e statunitensi. In questo caso è stata testata, su un gruppo di 54 pazienti con tumori al seno triplo negativi metastatici, una sostanza chiamata MPDL3280A. Ebbene, nel 19% delle partecipanti si è registrata una risposta alla cura: un buon risultato se si considera che le sperimentazioni sono solo all’inizio.