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È il cancro più diffuso nel sesso femminile. Per questo, è anche uno dei più studiati, tanto che negli ultimi anni sono state fatte scoperte importantissime in merito alla genesi e alle cure del tumore al seno. Fino a oggi però c’era una zona d’ombra: gli esperti cioè non sapevano perché in alcuni casi, anche se il tumore originario è piccolissimo, spesso invisibile, possono comparire delle metastasi a distanza. Ora, però, due nuovi studi aiutano a fare chiarezza sulla questione.
Tumori anomali
Non sempre il tumore al seno segue “l’iter classico”. Può anche succedere che la donna riceva una diagnosi di malattia quando sono già comparse delle metastasi a distanza, senza però che il tumore iniziale si sia ancora sviluppato. Oppure può accadere che la massa al seno venga scoperta quando è ancora piccolissima e asportata completamente, ma che poi si formino delle metastasi in altri organi. Sono casi rari ma purtroppo comunque sempre possibili.
Due studi diversi ma… complementari
Le ragioni di queste situazioni sfortunate erano del tutto ignote fino a poco tempo fa. Ora due nuovi studi pubblicati sulla rivista Nature aiutano a fare chiarezza, uno è stato condotto da un team di ricercatori statunitensi, della Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York, l’altro da un gruppo di studiosi tedeschi, dell’Università tedesca di Regensburg.
Attenzione ai tumori “innocui”
Il gruppo tedesco non è nuovo a indagini di questo tipo. In passato aveva già dimostrato che effettivamente a dare metastasi non sono solamente i tumori molto invasivi, caratterizzati da mutazioni genetiche particolarmente sfavorevoli, ma anche tumori agli stadi iniziali, solitamente considerati innocui dal punto della diffusione delle cellule malate in altri organi. Ora hanno realizzato due ricerche su un gruppo di topi, individuando alcuni dei meccanismi attraverso cui la malattia colpisce anche altre zone dell’organismo sebbene sia in fase iniziale.
Sotto accusa due alterazioni molecolari
I ricercatori americani, invece, hanno visto che in presenza di due particolari alterazioni molecolari le cellule tumorali ricevono il messaggio di spostarsi verso i polmoni e poi in altre aree. Quali sono queste alterazioni? Un oncogene “attivato”, l’HER2, e un soppressore tumorale “spento”, il p38. Hanno anche scoperto che la maggior parte delle cellule che migrano precocemente all’inizio rimangono “dormienti”, di conseguenza i farmaci impiegati per la cura del tumore al seno non riescono a eliminarle, come fanno invece con le cellule attive che proliferano. Dopo un certo periodo di tempo, variabile da caso a caso, invece, si attivano, generando le metastasi.
Scoperte molto importanti
Anche se ancora parziali, si tratta di scoperte importanti. “Ora è più chiaro il meccanismo di controllo delle cellule malate e della loro proliferazione, la biologia dei diversi tumori, quali sono i geni coinvolti con un ruolo-chiave. Lo scopo è chiaramente riuscire a capire meglio chi è più a rischio di avere forme aggressive, ricadute, metastasi, per poter prescrivere subito la terapia più adeguata” ha affermato Massimo Di Maio, consigliere nazionale dell’Aiom, Associazione italiana di oncologia medica.