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Novità in arrivo per il tumore al seno metastatico dal Congresso mondiale dell’European Society for Medical Oncology – ESMO 2021. Per il carcinoma mammario metastatico HER2 positivo, in particolare, sono emersi importanti avanzamenti in termini di miglioramento della sopravvivenza in tutti i sottotipi di tumore. I risultati sono stati presentati durante il Meeting Post ESMO Italy di Padova, l’evento organizzato dall’Associazione Women for Oncology Italy, giunto alla sua quarta edizione.
Un anticorpo monoclonale
“Il farmaco Trastuzumab-deruxtecan, appartenente alla categoria degli anticorpi monoclonali coniugati al chemioterapico (Antibody-drug conjugates) ha dimostrato un miglioramento significativo in sopravvivenza libera da progressione: a 12 mesi, il 75% delle pazienti è libero da progressione contro il 34% delle pazienti in trattamento col T-DM1, un altro farmaco della stessa categoria, e che fino ad ora rappresentava lo standard di terapia in questo contesto – ha spiegato la professoressa Valentina Guarneri, responsabile scientifico del Meeting Post ESMO Italy e professore ordinario dell’Università di Padova e direttore dell’UOC Oncologia 2 dell’Istituto Oncologico Veneto IRCCS di Padova – Il farmaco sfrutta un meccanismo d’azione tipo “cavallo di troia”, usando l’anticorpo come veicolo del chemioterapico direttamente nel microambiente tumorale”.
In abbinamento alla terapia ormonale
Un’importante conferma riguarda la malattia endocrino-sensibile. “In combinazione con la terapia ormonale, ribociclib determina un prolungamento mediano della sopravvivenza globale di più di 1 anno rispetto alla terapia ormonale, confermando l’efficacia di questo approccio terapeutico – continua la dottoressa Guarneri -. Anche sul fronte della malattia triplo negativa abbiamo avuto la conferma dell’efficacia dell’immunoterapia in combinazione con la chemioterapia di prima linea con la presentazione dei dati di sopravvivenza dello studio kEynote355. Pembrolizumab in associazione alla chemioterapia prolunga di circa 7 mesi la sopravvivenza media delle pazienti con malattia triplo negativa, un dato importante nel caso di una malattia a cattiva prognosi”.
Flessibile nelle dosi
Nel contesto della malattia in fase precoce, infine, dati interessanti sono emersi sulla possibilità di aumentare o diminuire il trattamento. “Con il mio gruppo di ricerca abbiamo presentato i risultati di una meta-analisi condotta su più di 1.400 pazienti che ha dimostrato come, nell’ambito del trattamento neoadiuvante in pazienti ad alto rischio, il doppio blocco anti HER2 con trastuzumab e lapatinib insieme alla chemioterapia riduce significativamente il rischio di recidiva e il rischio di morte rispetto alla chemioterapia con solo trastuzumab. Un altro studio che ci ha visto partecipi ha dimostrato la possibilità di diminuire il trattamento con trastuzumab, dimostrando, sempre con una meta-analisi che ha incluso più di 1.100 pazienti, che l’efficacia di 6 mesi di trastuzumab è simile a quella di 12 mesi, con evidenti risparmi in costi e tossicità” ha concluso Valentina Guarneri.